La scure dei dazi di Donald Trump si sta per abbattere su Messico, Canada e Cina, responsabili - secondo la versione della Casa Bianca - “dell’invasione di migranti e di fentanyl che sta uccidendo migliaia di americani”: da domani, 1° febbraio, scattano infatti le tariffe del 25% contro i Paesi vicini degli Stati Uniti e del 10% contro Pechino.
Smentendo le indiscrezioni dell’ultim’ora di trattative in corso e di un ripensamento con un possibile posticipo a marzo, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha fatto questo venerdì chiarezza: le tariffe “scatteranno domani”. E ha respinto anche le dichiarazioni del premier canadese Justin Trudeau, secondo il quale il Canada è pronto a rispondere con “forza e immediatamente. Non è quello che vogliamo ma, se andrà avanti, agiremo anche noi”. Trudeau - ha detto Leavitt - “farebbe meglio a parlare direttamente con Trump prima di rilasciare queste dichiarazioni ai media”.
Ma a tremare sono anche i BRICS: il presidente americano è infatti tornato a minacciarli, brandendo tariffe al 100% se creeranno una loro valuta o se sosteranno una alternativa al dollaro.
Guarda con attenzione alle prossime mosse di Trump anche l’Unione europea, non risparmiata dalle critiche del presidente e dalle minacce di dazi. Il presidente - ha spiegato la Casa Bianca - non ha ancora preso una decisione sulla tempistica dei dazi per gli europei. Tuttavia lo stesso Trump, a domanda diretta se intende tassare i prodotti europei, ha detto: “Volete la risposta vera o quella politica? Certo che lo farò, l’Europa ci ha trattati malissimo”.
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