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USA, troppe disparità nei vaccini

Minoranze ancora escluse, mancano dati fondamentali - Lo dice alla RSI un esperto della task force della Casa Bianca

  • 5 marzo 2021, 20:05
  • 22 novembre, 17:29
James Hildreth, immunologo e presidente del Meharry Medical College di Nashville in Tennessee

James Hildreth, immunologo e presidente del Meharry Medical College di Nashville in Tennessee

  • Uncf.org
Di: Emiliano Bos, corrispondente dagli Stati Uniti 

"Purtroppo i dati sono chiari: afro-americani, ispanici e poveri stanno ricevendo meno vaccinazioni". Lo dice alla RSI il professor James Hildreth, noto immunologo, docente di medicina e presidente del "Meharry Medical College" di Nashville, in Tennessee. Joe Biden l'ha chiamato a far parte della task force della Casa Bianca per garantire un equo accesso al vaccino anche alle minoranze. "Se vogliamo salvare quante più vite possibili, è necessario concentrarci sulla popolazione più vulnerabile. Avremmo dovuto farlo anche per i test e le terapie. Dobbiamo farlo ora per il vaccino ed essere sicuri che i più deboli, coloro che sono più a rischio di infezione e di morte, lo ricevano", sottolinea nell'intervista.

La distribuzione del vaccino anti-COVID negli Stati Uniti sta tuttora discriminando le minoranze. Perché?

Inizialmente il vaccino è stato distribuito in centri sanitari dove afro-americani, ispanici e poveri non hanno molto accesso, spesso perché non hanno assistenza. E poi l’altro problema è il sistema di prenotazione online: mote volte le minoranze non hanno sono in grado di accedere alle tecnologie, soprattutto le persone anziane.

Lei è un noto immunologo e Joe Biden l’ha chiamata a far parte della task force della Casa Bianca per garantire uguaglianza nell’accesso al vaccino. Cosa state facendo per ridurre queste disparità?

Premetto innanzitutto che ne faccio parte ma non parlo a nome della Task force. Ci siamo già riuniti individuando alcune priorità, incluso l’iniqua distribuzione di vaccini. Uno dei principali problemi è la carenza di dati. Alcuni Stati per esempio, non raccolgono i nomi di chi riceve il vaccino. La situazione potrebbe essere persino peggiore di quanto finora ipotizzato, proprio perché in qualche caso non abbiamo i dati.

Professore, sono una dozzina gli Stati che tuttora non indicano l’appartenenza razziale dei destinatari del vaccino. Dove non sta funzionando?

In Florida, per esempio, è stato deciso di vaccinare in una catena di supermercati. Ma in alcune aree dove vivono le minoranze, non ci sono nemmeno questi supermercati. Non solo, ci sono molte notizie relative a individui, bianchi e ricchi – in grado di spostarsi o di aver accesso agli appuntamenti online, che prendono il posto di afro-americani e ispanici, a svantaggio di chi ne avrebbe più bisogno. Di questo dobbiamo occuparci.

Il presidente Biden ha fissato l’obiettivo di 100 milioni di dosi nei suoi primi 100 giorni. Come misurare invece i progressi nella lotta contro le disparità di accesso al vaccino?

Penso che supereremo facilmente l’obiettivo del presidente. Mi preoccupa invece la raccolta di dati per poter indirizzare le risorse laddove è necessario, per salvare le vite della popolazione più vulnerabili e fare in modo che ricevano il vaccino. È una questione fondamentale su cui la Task Force della Casa Bianca sta lavorando.

Però la task force di cui lei fa parte non ha potere esecutivo e può solo offrire indicazioni al presidente Biden. Come forzare gli Stati che non hanno ancora fornito questi dati a metterli a disposizione delle autorità federali?

Il compito della task force è fornire raccomandazioni al presidente. Tocca a lui e al Dipartimento della sanità, che è il più grande ministero dell’amministrazione federale, trovare il modo di applicare. È semplice: senza questi dati non avremo successo.

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