A due anni dall’inizio della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la situazione delle persone fuggite in Svizzera rimane incerta. Malgrado ciò, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) e l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR) sono unanimi: le misure di integrazione sono efficaci.
Dall’inizio del conflitto un terzo della popolazione ucraina è fuggita, scriveva l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) in gennaio, aggiungendo che l’Ucraina è diventata teatro della più grande crisi di spostamento di popolazioni al mondo.
Secondo l’UNHCR, circa 3,7 milioni di persone sono in fuga all’interno dell’Ucraina, mentre circa 6,3 milioni sono scappate all’estero, in gran parte nei Paesi europei (5,9 milioni).
Previste molte richieste di statuto S
Gli effetti si fanno sentire anche in Svizzera: finora circa 86’000 persone hanno chiesto lo statuto di protezione S. Il 9 febbraio, la SEM ha annunciato che questo era attivo per circa 65’000 persone, mentre per altre 21’000 era terminato.
La portavoce della SEM, Magdalena Rast, ha precisato che il numero di persone che hanno lasciato la Svizzera negli ultimi mesi è all’incirca equivalente al numero di nuovi arrivi, aggiungendo che anche quest’anno si prevede un gran numero di domande di questo tipo.
La Confederazione stima per l’anno in corso circa 25’000 richieste di statuto di protezione S, a condizione che la situazione militare in Ucraina non cambi in modo significativo. Il margine di fluttuazione dovrebbe essere compreso tra 20’000 e 30’000 domande.
Statuto S, una novità
Nel marzo del 2022, il Consiglio federale ha deciso di attivare lo statuto S per gli ucraini, per la prima volta dalla sua creazione in seguito alle guerre in Jugoslavia negli anni Novanta. Questo dispositivo concede il diritto di soggiorno senza procedura d’asilo alle persone fuggite dalla guerra. Gli adulti possono iniziare a lavorare immediatamente.
L’integrazione degli ucraini nel mercato del lavoro svizzero è stata finora positiva, ha rilevato la SEM, precisando che c’è stato un aumento costante.
Il tasso di occupazione è ora vicino al 22%. “Possiamo anche notare che il tasso aumenta con la durata del soggiorno”, ha fatto notare Eliane Engeler dell’OSAR. Il tasso di occupazione delle persone arrivate nel marzo 2022 - poco dopo l’inizio della guerra - era del 27% a febbraio. Raggiungeva appena il 12% tra coloro che sono arrivati nel gennaio 2023.
Difficoltà delle madri
Molti rifugiati, continuano tuttavia a lavorare in settori poco retribuiti e non hanno ancora un impiego adeguato alle loro qualifiche, ha proseguito Engeler. Circa due terzi dei rifugiati sono donne, molte delle quali hanno figli. Devono pertanto affrontare ulteriori ostacoli, ad esempio organizzare la cura dei bambini, ha fatto notare Rast.
Sia la SEM che l’OSAR hanno sottolineato l’importanza delle competenze linguistiche per trovare lavoro. L’anno scorso, la Confederazione ha stanziato il 70% dei fondi destinati alla promozione dell’integrazione proprio per i corsi di lingua.
Secondo la SEM, la partecipazione a tali corsi è raddoppiata tra la fine del 2022 e la primavera del 2023. Nel frattempo sono stati istituiti numerosi corsi supplementari, ha rilevato Engeler, aggiungendo che una delle sfide rimane quella di trovare posti di custodia per i figli delle madri interessate.
Pesa incertezza
L’insicurezza che regna in Ucraina è un pesante fardello per coloro che hanno lasciato il Paese. Secondo un sondaggio condotto per conto dell’UNHCR nella primavera del 2023, il 30% delle circa 1’000 persone interpellate ha dichiarato di sperare di poter tornare un giorno in Ucraina.
Ma solo il 2% prevedeva di potervi far ritorno entro tre mesi. Due persone su cinque non avevano ancora preso una decisione in merito, mentre il 27% ha dichiarato di non avere alcuna speranza di tornare.
Per l’OSAR si tratta di offrire a queste persone delle prospettive. Anche se dovessero tornare, le misure di integrazione avranno un impatto positivo, secondo l’associazione.
“Nessuno sa quanto durerà la guerra in Ucraina, come finirà e in che condizioni si troveranno il Paese e la sua popolazione”, ha ricordato ancora la SEM. In questo contesto, la Confederazione si ispira, tra le altre cose, al concetto elaborato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Si tratta non solo di preservare la capacità di ritorno delle persone fuggite dal proprio Paese, ma anche di creare opportunità per loro in Svizzera.
Russia, l'impatto delle sanzioni
Telegiornale 23.02.2024, 20:00