Il ministro degli interni italiano Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orban si sono ritrovati mercoledì a Milano dove hanno lanciato la loro sfida nazionalista all'Unione Europea. L'obbiettivo comune è quello di trasformare le divisioni che fino adesso hanno strutturato lo spazio politico europeo, e di sostituire una visione abbastanza semplice e binaria fra i cosiddetti progressisti e gli altri nazionalisti patrioti.
Secondo il politologo Yves Meny, professore alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa, intervistato dalla RSI, si possono prevedere due conseguenze di questa sfida lanciata dai due leader politici: da una parte questa nuova tendenza nazionalista identitaria conquisterà più seggi alle elezioni che si terranno nella primavera del 2019, dall'altra il Parlamento europeo potrebbe subire una frammentazione perché di fatto negli ultimi anni l'Europa è stata governata da una specie di grande coalizione che univa sia la destra che la sinistra moderata.
Sicuramente ci sono delle differenze e degli interessi divergenti fra Salvini e Orban, ma è probabile che per le elezioni europee tutti coloro che sono contrari al funzionamento dell'Europa come la conosciamo oggi le metteranno in ombra. Le divergenze dunque diverranno importanti dopo, ha sostenuto il professor Meny.
"I politologi annunciano da tempo l'arrivo di una nuova separazione", ha detto l'intervistato rispondendo alla domanda su un possibile cambio di panorama nell'Europa del futuro. "L'elezione europea è un'elezione molto particolare di secondo ordine – ha spiegato-, ma capitale per l'evoluzione di sistemi politici. È possibile che assisteremo all'emergere di due forze abbastanza eterogenee all'interno: quella dei progressisti che cerca di creare Macron e quella dei nazionalisti che vogliono Orban, Salvini e altri. Se questo va avanti ci sarà probabilmente una mobilitazione più forte dell'elettorato europeo perché la sfida sarà grande e gli obbiettivi più semplici, più politici."