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"Una posizione debole"

Caso Khashoggi, il parere dell'esperta sulla versione saudita, il ruolo di bin Salman e quello della Turchia

  • 20 ottobre 2018, 16:55
  • 22 novembre, 23:59
03:26

RG 12.30 del 20.10.2018 L'intervista a Silvia Colombo

RSI Info 20.10.2018, 16:04

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Di: RG/pon 

"È difficile dire se questa versione (sulla morte di Jamal Khashoggi, ndr) fornita dalle autorità saudite sarà quella definitiva, ma sappiamo che ci sono volute quasi tre settimane per avere una presa di posizione formale, frutto di un'inchiesta anche se non sappiamo con quali mezzi e con quale attendibilità sia stata condotta". A parlare al Radiogiornale della RSI è Silvia Colombo, responsabile di ricerca sul Medio Oriente per l'Istituto Affari Internazionali di Roma.

La scientifica turca ha ispezionato il luogo dove Khashoggi è morto

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La descrizione dell'accaduto fornita da Riad, quella di una colluttazione fatale fra il giornalista scomparso il 2 ottobre e diverse altre persone all'interno del consolato saudita a Istanbul, "stupisce". Il regno, secondo Silvia Colombo, "si è esposto perché aveva bisogno di formulare una propria posizione, ma questa è estremamente debole".

Il tutto può essere visto come un ritorno della vecchia guardia a scapito di Mohammed bin Salman che aveva cercato di metterla da parte? "Non credo", risponde l'esperta, perché il principe "rimane la figura di punta del regime, il volto pubblico sul quale l'attuale sovrano ha investito il futuro politico". Pensare a un ritorno al passato "è molto difficile". Questa spiegazione "lo mette però in difficoltà come capo dell'intelligence e per le sue connessioni con alcuni membri del commando che ha compiuto l'operazione".

La Turchia in questo scacchiere in questo momento "è un attore fondamentale di cui conosciamo le difficoltà nei rapporti con gli Stati Uniti e l'Occidente". Il ruolo di Ankara va letto "in una prospettiva più ampia di quella del caso Khashoggi, che lei stessa sta strumentalizzando per i propri fini".

Va rilevato però che Turchia e Arabia Saudita "sono sempre più su una rotta di collisione. Si trovano su fronti opposti rispetto a Siria, Yemen e anche altri contesti in Nordafrica".

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