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Una primavera troppo breve

Sei anni di guerra in Siria, intervista a Hala Kodmani, autrice di "Sola a Raqqa", storia di una blogger uccisa a 30 anni dall'IS

  • 15 marzo 2017, 19:36
  • 23 novembre, 06:26
Hala Kodmani

Hala Kodmani

  • RTS

Sei anni di sofferenze e privazioni. Il 15 marzo 2011 è indicato come la data di inizio della guerra civile in Siria, in cui la popolazione civile è da tempo diventata la vittima principale.

Giornalista e scrittrice, grande inviata per il quotidiano Libération, Hala Kodmani è franco siriana, vive in Francia, ha appena pubblicato un libro sulla figura di una donna che resiste a Raqqa, uno dei bastioni dell’IS: si intitola Seule dans Raqqa. L’abbiamo intervistata partendo proprio da quanto successo 6 anni fa, prima dei 320'000 morti.

In realtà allora la Siria stava vivendo la sua primavera proprio come in altre paesi arabi...

Si certo sei anni fa aveva inizio un sollevamento popolare, esattamente come in Tunisia e in Egitto. La gente chiedeva la fine della dittatura, chiedeva libertà e democrazia con delle manifestazioni pacifiche. La differenza è che c'è stata immediatamente una repressione brutale e sistematica, che ha sprofondato molto in fretta il paese nella guerra civile.

"Raqqa era un laboratorio di città ideale"

Quello che l'attualità non racconta è che questa rivendicazione di libertà in alcuni luoghi ha avuto un respiro molto ampio: paradossalmente proprio a Raqqa, capoluogo di provincia lontano dagli altri grandi centri urbano, che nel frattempo è divenuta il capoluogo del cosiddetto califfato...

Raqqa aprile 2011: si manifesta il dissenso al presidente Assad

Raqqa aprile 2011: si manifesta il dissenso al presidente Assad

  • Keystone


Raqqa è stato il primo capoluogo di provincia, la prima città importante, a venire liberata, a sfuggire al controllo del governo siriano, e ha vissuto un momento davvero incredibile di sperimentazione della libertà. Giovani, meno giovani ne hanno fatto il laboratorio di una città ideale, con tutta una serie di attività sociali, culturali, tutto questo è durato alcuni mesi, poi nel 2013 è arrivata l'intrusione esterna, in Siria Daesh è per l'80 percento composto da non siriani, una situazione diversa da quella dell'Iraq... i jihadisti insomma hanno conquistato la città...

"È molto difficile resistere"

E come si resiste a questa situazione? Nel suo libro racconta di una donna un'insegnante che tiene un diario a Raqqa. C'è chi ha parlato un diario di Anna Frank siriano...

Raqqa al centro del conflitto

Raqqa al centro del conflitto

  • Grafica attualità RSI


E' molto difficile resistere, ma esistono forme di resistenza, certo non spettacolari e se ne parla poco in un contesto di guerra. La mia eroina, non è una figura inventata, ma un personaggio reale, ha tenuto un diario su Facebook, dal 2011 al 2015. E' successo a Raqqa, ma anche ad Aleppo. Non è molto visibile all'esterno, ma in Siria esiste ancora una società estremamente vivace, che ha continuato ad assumere le proprie responsabilità. Malgrado i bombardamenti: si è continuato a cercare di organizzare delle scuole per i bambini, di farsi carico della sanità della distribuzione dell'acqua, del cibo, addirittura della pulizia degli spazi pubblici. E questa società civile invisibile ai media internazionali è per noi l'ultima vera speranza anche se queste forme di resistenza sono state spesso spezzate in maniera estremamente violenta.

"Non mi rassegno"

La caratteristica della Siria, da sempre, è stata quella di essere un mosaico di civiltà. Dall'antichità, tra Roma e la Persia, alla sovrapposizione di mondo bizantino e civiltà islamica, la Siria è composta da un’incredibile stratificazione di religioni, culture e lingue. Basti pensare che si parla ancora la lingua di Cristo, l'aramaico, l'arabo ma anche l'armeno, il curdo... che ne sarà di tutto questo?

Uomini dell'ISIS per le strade di Raqqa

Uomini dell'ISIS per le strade di Raqqa

  • © reuters


Non mi rassegno a dire che tutto questo appartiene al passato! Questa ricchezza culturale linguistica religiosa esiste ancora, non è scomparsa. Anche se purtroppo sempre di più in questa fase del conflitto – cui partecipano direttamente le grandi potenze come Russia, Iran Turchia –la popolazione siriana viene sradicata- Metà dei siriani non vivono più dove avevano vissuto. Ci sono i rifugiati nei paesi vicini o in Europa, ma anche rifugiati interni. Assistiamo a una ricomposizione della popolazione siriana. Quando la pace finalmente verrà, questo sarà il vero dramma.

Luisa Orelli

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