Il 15 marzo è festa nazionale in Ungheria ma è anche il giorno scelto dai principali partiti per i comizi che lanciano lo sprint finale in vista della campagna elettorale. Il 3 aprile si vota per le legislative e il Fidesz di Viktor Orban, al potere ininterrottamente dal 2010, sarà confrontato per la prima volta a una vasta coalizione che va dalla destra fino ai Verdi liberali. Stando ai sondaggi che gli attribuiscono il 39% delle preferenze, il premier sovranista sarà riconfermato per un quarto mandato ma potrebbe perdere la maggioranza qualificata di cui gode attualmente in Parlamento.
Il suo percorso è complicato dall'inflazione più alta da 15 anni a questa parte, tanto che il Governo ha imposto un tetto ai prezzi di determinati prodotti di prima necessità, fra cui il carburante, e molte pompe di benzina hanno chiuso per non dover vendere in perdita.
Decine di migliaia di persone si sono radunate in piazza a Budapest per sostenerlo. Nel discorso, il primo ministro ha detto che "non abbiamo nessun interesse a finire fra l'incudine russo e il martello ucraino". Una posizione abbastanza accomodante nei confronti di Vladimir Putin. L'opposizione gli rinfaccia la sua vicinanza allo "zar", ma Orban aveva preso un po' le distanze condannando l'invasione e approvando le sanzioni europee, a condizione che non vadano a scapito dell'approvvigionamento energetico magiaro.
Davanti ai propri sostenitori - anche loro riuniti a Budapest - ha preso la parola pure il leader dell'opposizione Peter Marki-Zay, sindaco cattolico di una piccola città di provincia e padre di sette figli, che facendo riferimento alle preoccupazione europee per il declino democratico dell'Ungheria ha detto di Orban che "un potere illimitato ha generato una corruzione illimitata".