Il presidente cinese Xi Jinping ha salutato la “crescente” fiducia tra Pechino e Mosca, oggi mercoledì, durante un incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin nella capitale cinese. “Secondo l’agenzia ufficiale Nuova Cina, la fiducia politica reciproca tra i due Paesi è in costante crescita”, ha detto Xi, in un momento in cui i due presidenti hanno mostrato la loro unità di fronte all’Occidente.
Secondo la stessa agenzia, il leader cinese ha auspicato che i due Paesi siano capaci di “salvaguardare l’equità internazionale” e la “giustizia”, sottolineando lo “stretto ed efficace coordinamento strategico” tra Cina e Russia. Xi ha ricordato di aver incontrato Putin 42 volte negli ultimi dieci anni e di aver “sviluppato un buon rapporto di lavoro e una profonda amicizia”.
I due uomini si sono incontrati al Palazzo del Popolo, a margine del forum sulle Nuove Vie della Seta in corso a Pechino. Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra tra Israele e Hamas, nessuno dei due leader ha menzionato pubblicamente l’argomento.
Fortemente penalizzata dall’Occidente per la sua offensiva contro l’Ucraina, la Russia sta cercando di rafforzare i suoi legami già molto stretti con la Cina. Così Vladimir Putin è l’ospite d’onore del forum Belt and Road Initiative, al quale partecipano i rappresentanti di circa 130 Paesi, soprattutto del Sud.
Sullo sfondo delle tensioni con Pechino, alcuni politici in Europa e negli Stati Uniti sostengono la necessità di “disaccoppiarsi” dalla Cina, ovvero di tagliare tutti i legami economici con il gigante asiatico, o almeno di limitarne la dipendenza. Pechino non si impegnerà in “confronti ideologici, giochi geopolitici o scontri tra blocchi”, ha assicurato Xi Jinping. Mosca e Pechino “condividono il desiderio di una cooperazione equa nel mondo”, ha dichiarato Vladimir Putin nel suo discorso pronunciato subito dopo quello di Xi Jinping, salutando il “successo” delle Nuove Vie della Seta.
Secondo quanto riferito dal Cremlino, durante l’incontro bilaterale con Xi, Putin ha sottolineato l’importanza di uno “stretto coordinamento in materia di politica estera” nelle “attuali difficili condizioni”.
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