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"Vaccinarsi contro l'influenza"

Appello del virologo italiano Roberto Burioni al Festival luganese Endorfine: "I sintomi del Covid-19 sono identici a quelli delle banali infezioni respiratorie"

  • 12 settembre 2020, 22:12
  • 22 novembre, 18:34
Il virologo italiano Roberto Burioni

Il virologo italiano Roberto Burioni

Di: J. Marti/M. Ang. 

"Non dobbiamo preoccuparci, però dobbiamo essere più attenti del solito. I sintomi di questa nuova malattia, Covid-19, sono identici a quelli delle banali infezioni respiratorie, influenza inclusa, quindi un motivo in più per non prendere i mali di stagione. La mascherina, il lavarsi le mani, lo stare distanti, oltre ovviamente alla vaccinazione. Quest'anno c'è un motivo in più per vaccinarsi contro l'influenza". Così ai microfoni della RSI il virologo italiano Roberto Burioni, presente venerdì sera, al festival Endorfine di Lugano.

C'è una corsa al vaccino, quando arriva?

"Dire quando arriverà un vaccino è veramente difficile, se lei mi avesse chiesto un anno fa qual è il tempo minimo che può passare tra il momento in cui un virus viene scoperto e il momento in cui il vaccino contro questo virus viene iniettato a una persona io avrei detto, essendo estremamente ottimisti, 2 anni, invece è successo in 62 giorni. E i primi dati dei vaccini sono stati molto confortanti, però poi questi dati devono essere confermati, ma soprattutto deve essere confermata la sicurezza. Un vaccino oltre a essere efficace deve essere sicuro. Napoleone diceva: "Andate piano che ho fretta". Questa vale anche per lo sviluppo dei vaccini".

Lunedì molte regioni italiane riapriranno le scuole, in Svizzera sono già aperte. I bambini contagiano o no? Cosa dice la scienza?

"Purtroppo la questione bambini è una questione molto controversa perché ci sono dati che non sono tutti nella stessa direzione. In alcune osservazioni sembra che i bambini abbiano una carica virale alta quanto quella degli adulti, in altre osservazioni sembra che i bambini invece abbiano un ruolo meno importante nel trasmettere la malattia".

Vediamo sempre più gente che scende in piazza a manifestare, a minimizzare i rischi del virus. Forse i Governi hanno imposto misure troppo rigide?

"Io ho sperato che la drammaticità dell'esperienza, derivante dal fronteggiare una malattia infettiva senza un vaccino, avrebbe portato tutti questi alfieri dell'antiscienza a riflettere e invece, purtroppo, non è successo".

Tante nazioni ancora non riescono a coordinarsi per far fronte alla pandemia.

"Il fatto che non ci sia stato e non ci sia un coordinamento tra gli Stati è qualcosa di molto grave, perché i virus non conoscono le frontiere e se gli Stati europei si fossero coordinati all'inizio dell'epidemia nel controllare il flusso di persone dalla Cina, forse avremmo assistito a qualcosa di molto diverso e molto meno grave".

Dicevamo che ne saremmo usciti migliori.

"Io spero di sì e spero che l'insegnamento che possiamo trarre da questo bruttissimo avvenimento sia che siamo veramente tutti nella stessa barca. Quindi questo ci deve secondo me rafforzare quel senso di appartenenza a una stessa comunità, che deve poi condurci ad avere degli atteggiamenti responsabili".

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Intervista a Roberto Burioni

Telegiornale 12.09.2020, 21:45

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