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"Vedo un'Europa che fa fatica"

Romano Prodi sulla crisi del coronavirus e le capacità di reazione dell''UE: "Non c'è più il senso del futuro. Oggi si gioca in difesa"

  • 11 aprile 2020, 15:25
  • 22 novembre, 19:34
05:57

RG 12.30 dell'11.04.2020 - L'intervista di Giuseppe Limoncello a Romano Prodi

RSI Info 11.04.2020, 15:19

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Di: RG/G. Limoncello 

Sugli interventi di sostegno all’economia l’Europa si sta ancora confrontando, due giorni fa l’accordo dei ministri delle finanze dei 27 con importanti decisioni che mettono in campo risorse complessive per circa 540 miliardi di euro. Ma se si è trovata un’intesa sul MES, il cosiddetto "fondo salvastati" che potrà essere usato senza condizionalità, senza sottoporsi cioè a riforme imposte dall'UE (come fu il caso della Grecia), non altrettanto è stato per l’emissione di buoni del tesoro comuni, gli eurobond, che continuano a restare un tema che divide i paesi del nord da quelli del sud dell'Europa. Se ne riparlerà già nel vertice dell’UE previsto per la prossima settimana.

Ne abbiamo parlato con Romano Prodi, già presidente della Commissione europea e più volte premier italiano.

Giovedì sera è stato raggiunto un compromesso che però allontana solo il problema. Se eravamo di fronte a un esame per la tenuta dell'UE, possiamo dire che la prova è stata solo rimandata?

Sì, è ormai tanto tempo che le prove vengono solo ritardate. Questo è il guaio dell'Unione europea negli ultimi anni. Si fatica, si fanno sempre degli accordi all'ultimo momento, ma non c'è più il senso del futuro che c'era un tempo. Nulla da dire sull'accordo: in fondo c'è un buon compromesso... però tutto con la fatica, tutto rinviando le attuazioni, tutto con il sottinteso che il bilancio non si può muovere più di tanto. È veramente un'Europa indifesa e questo è un grave problema perché nello stesso tempo Cina e Stati Uniti fanno progressi enormi. Anche nella reazione a questa pandemia. Le decisioni americana e cinese di iniettare risorse nel sistema sono state rapide. Com'è faticosa invece la reazione europea...

Resta irrisolto in Europa il nodo degli eurobond, anche se il debito italiano è effettivamente un problema. La sua sostenibilità preoccupa, forse non a torto, gli Stati più virtuosi dell'Unione europea.

Non è un problema di oggi. Oggi si sta aggravano in modo enorme, ma il debito italiano è 13-14 anni che sta peggiorando. Anche in questo caso le colpe dell'Italia sono molte, tanto per esser chiari. Non le nego. Ma non c'è una strategia di lungo periodo per convergere su politiche comuni. Ogni Paese viene lasciato di fronte ai suoi problemi, ed è evidente che un Paese come la Germania ha una capacità di movimento infinitamente superiore a quella italiana. Ora noi avremmo bisogno proprio di uno spirito europeo diverso, dopodiché i problemi del bilancio si risolvono.

Possiamo dire che se non si trova questo spirito, questo accordo sugli eurobond, l'UE rischia di non essere più la stessa? Che Francia e Germania possano andare per la loro strada col rischio poi di un'Europa a due velocità?

No, l'Europa a due velocità io la ritengo impossibile, perché non sarebbe più un'Europa. Se andiamo avanti così, prevedo piuttosto un'Europa "faticosa", come adesso, in cui ogni problema deve essere discusso per mesi e mesi, dove il potere passa sempre di più dalla Commissione al Consiglio, quindi agli Stati individualmente presi e non agli organi sovranazionali. È un'Europa quindi che si distanzia sempre di più dagli Stati Uniti e dalla Cina. Questo è lo scenario che io vedo. Non vedo rotture, perché nessun paese è capace a sopravvivere da solo, ma vedo un legame non proiettato verso il futuro.

Come rendere allora meno faticoso il processo decisionale, il funzionamento stesso dell'Unione?

Beh, secondo me bisogna ridare assolutamente potere alle strutture sovranazionali, cioé Parlamento e Commissione, e togliere l'unanimità che governa il Consiglio, altrimenti non si farà mai un passo in avanti. Ci sono decisioni che devono essere, come ogni corpo democratico, prese a maggioranza, sennò la paralisi è sicura.

Quindi riformare i processi decisionali dell'Unione Europea. Ma è un processo attuabile?

Oggi come oggi no, si gioca in difesa. L'unica cosa concretamente desiderabile: cerchiamo di mettere in qualche modo un rimedio di fronte alla crisi in cui siamo. Perché non dimentichi che noi avremo una caduta di prodotto interno lordo in tutti i paesi europei, e un aumento del debito, non solo in italia, che non ha precedenti nella nostra storia. I prossimi due anni dovranno essere dedicati a riparare i problemi che il coronavirus ci ha portato.

Vede effettivamente dei rischi di tenuta dell'Unione Europea?

No, rischi di tenuta non li vedo. Vedo questo triste accontentarsi di passi così lenti che non seguono i ritmi della storia, vedo un'Europa sempre meno influente, sempre meno presente nella politica mondiale. Ce ne sarebbe tanto bisogno invece.

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