Archiviato quello che martedì il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha definito “tentativo di colpo di Stato”, dopo l’invito del leader dell'opposizione e presidente dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò -rivolto a connazionali e militari- a scendere in piazza per "l'operazione libertà, anche oggi, 1° maggio, non sono mancati gli scontri. E non solo a nel paese americano, ma pure sull’asse USA-Russia-Cuba.
"Domani - ha dichiarato Guaidò durante una manifestazione a Caracas in occasione del primo maggio - sosterremo la proposta che ci hanno fatto i lavoratori di scioperi scaglionati, fino ad ottenere uno sciopero generale". Sul fronte opposto molte migliaia di sostenitori del governo del presidente Nicolás Maduro, provenienti da tutto il Venezuela, si sono dirette mercoledì a piedi, in moto e con ogni tipo di automezzo verso il Palazzo presidenziale di Miraflores, in ricordo della Giornata internazionale dei lavoratori e a sostegno della Costituzione venezuelana. In un messaggio via Twitter ai suoi sostenitori, Maduro ha sottolineato, alludendo alla rivolta militare fallita di ieri, che "ingerenze, golpismo e scontro armato non sono il cammino per il nostro amato Venezuela". La strada per risolvere le differenze, ha concluso, "sarà sempre la costituzionalità e il rispetto reciproco".
Anche nelle strade gli scontri non sono comunque mancati, in particolare a Caracas tra manifestanti e la Guardia nazionale bolivariana, mentre sono in corso le marce dei sostenitori del presidente Nicolas Maduro e quelle degli oppositori. A parte un 24enne morto negli scontri a La Victoria, gli arresti e qualche decina di feriti, il caos per ora non si è però trasformato in un bagno di sangue, ma la situazione rischia di precipitare da un momento all'altro.
Cosa accade in Venezuela
Telegiornale 01.05.2019, 14:30
Scintille tra Lavrov e Pompeo, minacce di Trump a Cuba
L’apice dello scontro mercoledì è stato però registrato sul fronte diplomatico, dove è esplosa la tensione tra Stati Uniti e Russia, con accuse reciproche, minacce e toni da Guerra Fredda. Il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov ha infatti rinfacciato al collega americano Mike Pompeo – durante una telefonata – di non aver escluso un'azione militare nel paese e ha ammonito Washington a non immischiarsi negli affari interni del Venezuela, minacciando altrimenti "gravi conseguenze": "È una violazione flagrante del diritto internazionale che non ha nulla a che fare con la democrazia", ha urlato al telefono Lavrov.
Altrettanto dura la replica di Pompeo, che ha accusato la Russia (e Cuba) di voler "destabilizzare" il Venezuela, mettendo così a rischio le relazioni bilaterali tra Washington e Mosca. Il capo del Dipartimento di Stato ha quindi insistito perché la Russia cessi immediatamente le attività di sostegno a Maduro.
Sul ruolo di Cuba è invece intervenuto direttamente il presidente americano Donald Trump, con l’ormai irrinunciabile tweet: "Se le truppe e le milizie cubane non cesseranno immediatamente le operazioni militari e di altro genere allo scopo di causare la morte e la distruzione della Costituzione venezuelana, imporremo un embargo totale sull'isola insieme a più sanzioni".
Venezuela, è ancora crisi
Telegiornale 02.05.2019, 22:00
Dalla radio
Contenuto audio
RG 08.00 del 02.05.19: la corrispondenza di Emiliano Guanella
RSI Info 02.05.2019, 10:44
RG 08.00 del 02.05.19: la corrispondenza di Emiliano Bos
RSI Info 02.05.2019, 10:43
Continuano gli scontri in Venezuela
Telegiornale 02.05.2019, 14:30
Incontro Lavrov-Pompeo
Telegiornale 06.05.2019, 22:00