Il libro dell’anno secondo il Financial Times s’intitola “Chips War”, l’ha scritto Chris Miller, e racconta di una guerra silenziosa e solo apparentemente lontana dall’Europa: quella per il primato tecnologico, dalle enormi conseguenze economiche e geopolitiche, e si combatte a colpi di chip, i semiconduttori, quei dispositivi elettronici che permettono a telefonini, elettrodomestici, automobili e ogni tipo di computer di funzionare.
Chip Intel.
Il casus belli è stata la carenza di chip riscontrata durante la pandemia, il rallentamento della supply chain (la filiera di approvvigionamento) e il freno alla ripresa industriale che hanno accelerato una tendenza che era cominciata già prima, quando lo scontro tra Stati Uniti e Cina, si chiamava solo “guerra commerciale”.
La produzione di chip negli USA.
Per trent’anni si è assistito allo spostamento della manifattura avanzata in Asia orientale, grazie agli enormi incentivi statali e al costo della manodopera, ma da qualche anno l’America si è accorta quanto lo squilibrio e nell’estate del 2022 ha messo in atto un enorme manovra legislativa: il CHIPS Act un pacchetto da 52 miliardi di dollari in incentivi federali alla produzione nazionale di circuiti integrati per riconquistare la leadership in un settore ritenuto strategico. Accanto ai sussidi vi è pure una cornice legale per limitare le esportazioni verso la Cina. L’interventismo statale può avere delle conseguenze in tutto il mondo.
Il luogo dove questo fermento tecnologico è più evidente è l’Arizona. Nell’area urbana di Phoenix, vi sono almeno 200 aziende che lavorano nei semiconduttori, tanto che si sono autodefiniti il Silicon Desert. “Circa 100'000 persone, ha raccontato al Telegiornale il presidente del Greater Phoenix Economic Council, Chris Camacho, lavorano nel settore e 27 nuovi cantieri sono in costruzione, attirati dai sussidi federali e da sconti di imposta statali sino a 25 per cento”. “Fino a quaranta anni fa in quelle radure c’erano solo fattorie, chiosa il responsabile della promozione economica, ora vi sono tra le aziende più sofisticate al mondo”.
Cantiere TSMC.
Le chiamano “fabs”, fabbriche-laboratorio, e la più grande inizierà a produrre alla fine del 2024 e ora è solo un gigantesco cantiere a nord della capitale dell’Arizona. Si tratta del leader mondiale dei semiconduttori, la TSMC di Taiwan, che ha investito nel nuovo stabilimento 40 miliardi di dollari, il più grande investimento privato straniero nella storia americana. Vi lavoreranno 4'000 operai. Poco meno, 3'500, saranno quelli che lavoreranno su semiconduttori di ultima generazione per un altro gigante dell’elettronica, gli americani di Intel, che stanno costruendo due nuove fabbriche a sud della capitale per una spesa di 20 miliardi di dollari. “Oggi la produzione è troppo concentrata in Asia - spiega il portavoce di Intel Jason Bagley - e questo non va bene per l'economia. Non va bene per l'economia globale. Non va bene per chi fa capo a queste tecnologie”.
Stabilimento Intel a Chandler.
Ma un simile boom industriale necessita manodopera qualificata. Grazie ai fondi stanziati direttamente da Intel, in tre college della cintura urbana di Phoenix, sono iniziati dei corsi per formare gli operai dei futuri stabilimenti. E i corsi introduttivi, spiegano al Chandler-Gilbert College, sono stati letteralmente presi da assalto dagli studenti e pure da chi, più in là con gli anni, vuole riqualificarsi. “Wow… ammette Brandon Neilson, per anni a Intel e oggi docente, c’è un boom nel settore dei semiconduttore che pare non arrestarsi più”.
Brandon Neilson del Chandler-Gilbert College.
Sull’onda degli incentivi finanziari e fiscali del CHIPS act americano oltre all’Arizona in altre due città americane c’è fermento. Ad Austin, Texas, i coreani della Samsung stanno costruendo un loro stabilimento e a Columbus, Ohio, Intel a settembre ha iniziato la costruzione di un'altra “fabs”, dall’investimento di altri 20 miliardi di dollari. Come in occasione dell’avvio dei lavori per il cantiere taiwanese in Arizona, anche in Ohio al primo colpo di pala c’era il presidente Joe Biden, perché la “guerra dei chip” è ormai una battaglia politica.
USA, la battaglia dei semiconduttori
Telegiornale 26.02.2023, 20:00