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Vittoria Sinn Fein, ma adesso?

Costituire un nuovo Governo in Irlanda del Nord potrebbe risultare impossibile

  • 4 marzo 2017, 10:04
  • 23 novembre, 06:34
L'invito a votare Sinn Fein e il "no" alla Brexit sui muri di West Belfast

L'invito a votare Sinn Fein e il "no" alla Brexit sui muri di West Belfast

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Non c’è stato lo storico sorpasso, ma sono i repubblicani dello Sinn Féin ad uscire vincitori dalle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea legislativa in Irlanda del Nord. Avevano innescato la crisi per ritrovare slancio politico e identità programmatica. E al termine del laborioso spoglio (18 ore per il conteggio di circa 800'000 voti) vedono il loro distacco dagli unionisti del DUP, che si confermano primo partito a Stormont, ridotto da 10 ad un solo deputato. Rispetto alle elezioni di 10 mesi fa i repubblicani guadagnano sì più voti ma perdono un rappresentante (da 28 a 27): in virtù dei dieci smarriti dal partito della Prima ministra Arlene Forster (da 38 a 28) consolidano però la loro presenza istituzionale.

Scommessa Sinn Féin

Da lunedì i due partiti avranno tre settimane per formare un nuovo governo di coalizione. Gli unionisti si sono già detti disponibili purché senza precondizioni dettate dalla controparte. Ben sapendo che lo Sinn Féin ha già espresso in campagna elettorale la lista di richiesta. A cominciare dall’inchiesta sullo scandalo degli incentivi per le energie alternative. E poi una serie di aggiustamenti costituzionali per garantire pari poteri alle due forze della coalizione. Un muro contro muro che presuppone come epilogo più probabile, forse inevitabile, l’impossibilità di un nuovo Esecutivo.

Possibili soluzioni

Gli scenari futuri possibili diventano allora tre. Secondo la prassi ordinaria, stabilita l’indisponibilità delle due principali forze (rappresentanti di nazionalisti e lealisti) ad unirsi in una una coalizione di governo, il ministro per l’Irlanda del Nord, James Brokenshire, dovrà indire nuove elezioni. Ma, considerato che ce ne sono già state due nello spazio di soli 10 mesi, è altamente improbabile che si seguirà questa via. L’alternativa è la sospensione del governo di devoluzione, col rimpatrio dei poteri a Westminster, come d’altronde già accaduto dal 2002 al 2006.

Schiaffo a May

Una soluzione apertamente osteggiata dai repubblicani, che chiedono la costituzione di un’autorità ad hoc, composta da figure istituzionali non solo di Londra ma anche di Dublino, per garantire pari rappresentanza alle due comunità. Più che una proposta, uno schiaffo al governo di Theresa May, mai come in questo momento sotto il fuoco incrociato delle spinte secessionista. Sullo sfondo la Brexit, che rischia di destabilizzare il processo di pace con la possibile introduzione di una nuova dogana tra il nord e il sud dell’isola di Smeraldo.

Lorenzo Amuso

Dal TG12.30:

Dal TG20:

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