Volo MH17 abbattuto, tre condanne all’ergastolo

Un tribunale olandese ha ritenuto colpevoli oggi, giovedì, i russi Igor Girkin e Sergueï Dubinski e l’ucraino Leonid Khartchenko dell’abbattimento dell’areo del volo malese MH17, avvenuto nel 2014 in Ucraina, condannandoli all’ergastolo. È stato invece prosciolto per insufficienza di prove il russo Oleg Pulatov. I tre condannati, prevede la sentenza, dovranno inoltre pagare insieme 16 milioni di euro più gli interessi ai parenti delle vittime.

Gli imputati erano tutti assenti in quanto si sono rifiutati di partecipare al processo.

Il Boeing 777, partito da Amsterdam Schipol alla volta di Kuala Lumpur, fu abbattuto il 17 luglio del 2014 mentre si trovava nel cielo dell’Ucraina orientale da un missile di tipo Buk sparato da Pervomaisk, una località nel distretto di Lugansk, al momento dell'abbattimento sotto controllo dei militanti separatisti filorussi; tutti gli occupanti – 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio – morirono nello schianto.

Era il 17 luglio del 2014 e in Ucraina c’era la guerra: la Russia aveva annesso la Crimea quattro mesi prima, nel Donbass le locali milizie separatiste si erano sollevate contro Kiev con l’aiuto di Mosca. Una lunga e complicata inchiesta internazionale ha stabilito che il volo MH17 venne colpito quel giorno da un missile BUK lanciato da una piattaforma che venne portata da una base russa poco lontano in territorio ucraino e poi riportata in Russia dopo il tiro. La piattaforma apparteneva alla 53esima brigata antiaerea dell’esercito russo. Errore o attacco deliberato, e perché? Molte domande non hanno ancora risposta, allora come oggi fiorirono teorie del complotto. L’inchiesta penale olandese ha cercato di dare un nome ad almeno alcuni dei responsabili. I quattro erano accusati di avere trasportato il missile, non di avere fatto fuoco, nessuno di loro però è nelle mani delle autorità e solo uno si è fatto rappresentare da un team legale: afferma la propria innocenza e accusa la corte di avere una visione precostituita contro la Russia. Tesi sostenuta anche da Mosca, che ha ripetutamente messo in dubbio gli elementi emersi in questi anni di indagine e processo.