“I rapporti fra Cina e Russia sono un fattore di stabilità nel mondo”. Lo ha detto oggi, giovedì, il presidente russo Vladimir Putin, che è stato ricevuto a Pechino, con tutti gli onori, dal suo omologo cinese Xi Jinping. Da parte sua il presidente cinese ha definito i legami bilaterali con Mosca “propizi alla pace” e “nell’interesse fondamentale dei due popoli”.
Per capire meglio questi rapporti bilaterali SEIDISERA ha intervistato Simona Grano, Professoressa Associata presso l’Istituto di studi sull’Asia orientale dell’università di Zurigo.
Professoressa Grano, quali sono gli elementi che hanno maggiormente contribuito al crescente riavvicinamento tra la Cina e la Russia?
“Il rafforzamento dell’alleanza tra la Russia e la Cina è uno dei risultati geopolitici più rilevanti della guerra di Putin contro l’Ucraina. La più stretta alleanza è anche il risultato del crescente divario che si è creato tra Occidente e Stati Uniti, da una parte, e Russia e Cina, dall’altra. In realtà l’amicizia “senza limiti” che è stata proclamata nel 2022 è iniziata ben prima, ovvero dagli anni ‘90, da quando la Cina e la Russia si sono riavvicinate per ragioni pragmatiche come, per esempio per risolvere il conflitto territoriale esistente perché, di fatto, si tratta di un confine che è lungo oltre 4’200 chilometri e che quindi necessita una gestione in maniera pacifica. Ci sono poi le questioni economiche. I due Paesi hanno diversi interessi economici in comune. La Russia dispone di abbondanti risorse naturali, però ha bisogno di tecnologia e denaro, mentre invece la Cina ha bisogno di risorse naturali e ha denaro e tecnologia da condividere”.
“La maggiore amicizia è dovuta anche al fatto che è cresciuta la compatibilità ideologica e politica tra il partito-Stato cinese e una Russia che, con Putin al comando, dal 2000, è sempre più autoritaria. E questo lo abbiamo visto come, per esempi, quando Pechino e Mosca si sono allineate nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU e hanno usato sempre più spesso il proprio potere di membri permanenti per contrastare molte delle posizioni e delle norme sostenute dai Paesi occidentali”.
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Quali sono invece gli elementi su cui si trovano più distanti?
“Io non ne vedo moltissimi al momento. Direi che ci sono distanze che sono una conseguenza del più stretto allineamento tra i due Paesi. Abbiamo visto che fino al 24 febbraio la Russia aveva cercato di salvaguardare la propria autonomia mantenendo, almeno da un certo punto di vista formale, un equilibrio nelle relazioni con l’Occidente (guidato dagli Stati Uniti) e con la Cina. Credo che ci siano pochi punti adesso di frizione, perché per Putin aiutare la Cina a minare il dominio globale degli Stati Uniti è un importante obiettivo russo, in quanto accelera la vittoria nella guerra contro l’Occidente”.
Fino a che punto la Cina è davvero un fattore determinante per l’esito della guerra in Ucraina?
“Io ritengo che la Cina sia un fattore determinante per l’esito della guerra, ma soprattutto per la continuazione, purtroppo, della guerra. Nel senso che Pechino ha avuto un approccio molto cauto inizialmente, ma i dati disponibili indicano lo svilupparsi di relazioni molto più solide tra Cina e Russia nei due anni successivi all’invasione. Per esempio, nel 2023 vediamo che il commercio bilaterale tra Russia e Cina è salito a 240 miliardi di dollari e la cooperazione della Russia con la Cina è proprio il fattore che ha permesso in larga misura a Putin di poter continuare così a lungo la sua aggressione contro l’Ucraina”.
“Ora Pechino non fornisce direttamente aiuti bellici a Mosca, però il sostegno indiretto della Cina allo sforzo bellico russo è indispensabile per la continuazione della guerra e comprende la fornitura di droni commerciali, di sorveglianza, di microchip per computer di produzione cinese. Anche sul fronte economico, la Cina è fondamentale perché permette in buona parte a Putin di mantenere, diciamo, le riserve di guerra con delle entrate derivanti dagli acquisti cinesi delle esportazioni russe. E anche la liquidazione dei pagamenti in yuan cinese tiene a galla il sistema finanziario russo e lo isola dalle sanzioni occidentali. E per ultimo le importazioni di automobili, elettronica e altri beni di consumo mantengono i negozi russi ben forniti e i cittadini comuni abbastanza tranquilli”.
Tra un mese esatto la Svizzera ospiterà la Conferenza sulla Pace in Ucraina. Durante la visita di febbraio di Ignazio Cassis a Pechino, Xi si è detto aperto alla conferenza… Secondo lei la Cina presenzierà, considerato anche il crescente legame tra Cina e Russia?
“La Cina ha sempre mantenuto una sorta di ambiguità, esprimendo un supporto per gli sforzi della Svizzera per far finire la guerra, ma non si è mai veramente impegnata a partecipare. La geopolitica ci mostra che più si alzano le tensioni che la Cina ha nei confronti di Paesi occidentali – come le ultime sanzioni che Biden ha messo su prodotti come veicoli elettrici - più il divario tra la Cina e i Paesi occidentali aumenta. Perciò vedo molto difficile che la Cina si impegni a partecipare. E anche se lo farà dubito che giocherà un ruolo chiave nel voler far finire la guerra, perché Pechino non è uno spettatore neutrale, ma ha addirittura interessi a mantenere la situazione così com’è”.
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