Mantenere aperto il dialogo con l’Occidente, difendere la necessità di coinvolgere la Russia in un ipotetico percorso di pace in Ucraina, dimostrare di avere ancora amici non allineati con Bruxelles e Washington, instillare qualche dubbio sulla convenienza per l’Europa di restare troppo allineata alla politica estera degli Stati Uniti. Con qualche affare commerciale di contorno. Sono gli obiettivi principali del viaggio in Europa di Xi Jinping, il primo dopo cinque anni. Il presidente cinese trova una situazione drasticamente diversa da quella trovata nel marzo del 2019, quando la visita gli servì per certificare l’adesione dell’Italia alla Nuova Via della Seta e firmare accordi commerciali per 30 miliardi di euro con la Francia. La guerra in Ucraina, la contesa tecnologico-commerciale e la rivalità geopolitica con gli Stati Uniti hanno avuto ripercussioni profonde sulle relazioni tra Cina ed Europa.
Eppure, nessuno dei due è pronto o vuole fare a meno dell’altro. Dopo aver rotto i rapporti con la Russia, all’Europa serve preservare l’accesso al mercato cinese, nonostante il perseguimento della strategia di “riduzione del rischio” coniata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e adottata anche dagli USA. Anche per Pechino è sin qui impossibile rinunciare alla cooperazione con l’Europa. Rafforzare i legami commerciali con Mosca non basta per coprire i potenziali buchi creati da un ulteriore peggioramento dei rapporti. La sensazione è che si stia cercando di trovare un nuovo equilibrio che riconosca la competizione ma che preservi anche un certo grado di cooperazione. Obiettivo complicato dalla moltiplicazione delle turbolenze globali.
Il viaggio parte da dove si era concluso l’ultimo
Il viaggio di Xi comincia da Parigi, dove si era concluso l’ultimo. Formalmente, il presidente cinese restituisce la visita dell’aprile scorso effettuata da Emmanuel Macron, in occasione del 60esimo anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra Francia e Repubblica Popolare Cinese. Viste le sue recenti dichiarazioni sulla guerra e sul possibile invio di truppe in Ucraina, il presidente francese potrebbe sembrare l’interlocutore peggiore per Xi. Ma la Cina non la vede così e apprezza i suoi ripetuti inviti a rafforzare l’autonomia strategica europea, che nella prospettiva di Pechino significa dire che l’Europa non deve per forza seguire la politica estera americana.
Non a caso, in occasione della sua visita dello scorso anno Macron è stato celebrato dai media cinesi come il “vero interlocutore europeo” della Cina. Certo, non mancano i dossier critici, a partire da quello della probabile introduzione dei dazi europei sull’import di auto elettriche cinesi. In previsione della chiusura delle indagini sui presunti sussidi di Stato alle aziende private del settore, Pechino ha risposto con le tariffe sul brandy europeo, che proviene per la quasi totalità proprio dalla Francia. Nei colloqui trilaterali di lunedì con von der Leyen, si parlerà anche di eccesso di produzione cinese, col timore europeo della distorsione dei prezzi globali. Xi criticherà le possibili restrizioni sull’industria tecnologica verde, dalle batterie ai pannelli solari, e lamenterà le recenti perquisizioni ai danni di Nuctech, azienda che sviluppa dispositivi di sicurezza utilizzati in porti e aeroporti europei. Il presidente cinese chiederà anche di abbandonare la “riduzione del rischio”, che ritiene una sorta di “disaccoppiamento mascherato” e che lui stesso ha definito “creazione del rischio”. L’agenda della visita francese lascia intendere che i temi più controversi resteranno confinati ai colloqui trilaterale e resteranno fuori da quelli bilaterali Xi-Macron, tra cena di Stato all’Eliseo e visita “privata” di martedì sui Pirenei, sul Tourmalet tanto caro al presidente francese per il tempo trascorso dall’amata nonna.
Ucraina: Russia da coinvolgere nel processo di pace
Sull’Ucraina, Xi ribadirà di essere disponibile a sostenere qualsiasi iniziativa possa favorire la pace. Ma questo per la Cina significa coinvolgere nei negoziati anche la Russia e rispettare anche le sue “legittime preoccupazioni di sicurezza”. Oltre due anni dopo l’invasione, Pechino è convinta di poter giocare su alcune stanchezze occidentali, ancora di più in previsione di un potenziale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. La scommessa di Xi è che il suo invito a coinvolgere Putin, sin qui irricevibile dall’Europa, possa prima o poi venire percepito più accettabile.
Rilevanti anche le altre due tappe scelte da Xi nel suo viaggio europeo. In Serbia avrà l’occasione di muovere critiche più o meno esplicite alla Nato e alla sua “mentalità da guerra fredda”, commemorando le vittime del bombardamento dell’ambasciata cinese di Belgrado, avvenuto il 7 maggio 1999. Dal presidente Aleksandar Vucic incasserà sostegno anche sul dossier di Taiwan, in cambio dello storico appoggio alla Serbia sulla questione del Kosovo, di cui la Cina non riconosce l’indipendenza. In Ungheria, Xi dovrebbe svelare insieme al premier Viktor Orban nuovi dettagli sulla linea ferroviaria Belgrado-Budapest e inaugurare un impianto di fabbricazione di Great Wall Motors, produttore di auto elettriche. Un modo per segnalare all’Unione Europea che i dazi non fermeranno la proiezione cinese in un settore ritenuto sempre più strategico.
Radiogiornale delle 12.30 del 05.05.2024: l’analisi di Lorenzo Lamperti
RSI Info 05.05.2024, 16:05