Una guerra a bassa intensità, ormai quasi dimenticata. Tornata d’attualità - sotto-forma di minaccioso monito - per via della Brexit. Trent’anni di tensioni e scontri. Repubblicani contro unionisti, in una quotidianità di bombe, attentati, violenze settarie. E un conto finale di 3186 morti. Miliziani, soldati e civili: vittime e carnefici dei disordini che hanno sconquassato l’Irlanda del Nord tra gli anni ’70 e ’90. Per alcuni una guerra civile, per altri terrorismo targato IRA, l’organizzazione paramilitare che si batteva per scacciare gli invasori britannici con l’obiettivo finale di unificare l’Irlanda.
L'Accordo del Venerdì Santo
L’abbandono della lotta armata, a favore di un confronto dialettico all’interno del perimetro democratico, è stata la premessa dell’Accordo del Venerdì Santo, che il 10 aprile 1998 siglava una storica quanto sofferta pace. Un mese più tardi un referendum, svoltosi sia nella Repubblica d’Irlanda sia in Irlanda del Nord, ratificava - a larga maggioranza - il processo di pace. Veniva istituita una forma di cogestione del governo locale, ma anche stabilita la scarcerazione di migliaia di detenuti, condannati per attentati e omicidi. Tra questi, anche Laurence McKeown, che ha scontato 15 anni di reclusione per tentato omicidio plurimo.
La protesta della coperta
Durante la sua detenzione nel famigerato carcere di Long Kesh, McKeown aveva promosso la cosiddetta “protesta della coperta”, rifiutandosi di indossare l’uniforme carceraria, usando le sole coperte come indumenti. Una denuncia simbolica contro la decisione del governo di Londra di togliere ai combattenti repubblicani lo status di prigionieri politici, trattandoli alla stregua di terroristi. Una protesta senza effetto, alla quale seguì un prolungato sciopero della fame collettivo, che costò la vita a Bobby Sands, e ad altri nove detenuti. Solo allora, primi anni ’80, la Premier dell’epoca, Margaret Thatcher, decise per la prima volta di cercare un compromesso con le milizie irlandesi. La strada verso la fine del conflitto sarebbe stata ancora lunga, ma il primo seme di pace veniva piantato in quel momento.
Lorenzo Amuso