L’emergenza migratoria del maggio scorso ha messo sotto pressione gli abitanti di Ceuta, già costretti in una grave crisi economica che prosegue da quasi due anni, quando il Marocco ha chiuso i varchi di Tarajal e Benzu per arginare il contrabbando di merci. Il blocco della frontiera, poi confermato a causa della pandemia, ha messo in ginocchio non solo l’economia di sussistenza, ma anche migliaia di posti di lavoro per i frontalieri che ogni giorno entravano nella città autonoma.
Il grande numero di migranti arrivati in soli due giorni e con una forte presenza di minori non accompagnati, ha messo i “ciudadani”, i cittadini di Ceuta, nella condizione di doversi occupare dell’accoglienza su vasta scala, senza disporre di luoghi e mezzi sufficienti, e con la sensazione di essere stati abbandonati dal Governo spagnolo.
Così, quello che un tempo rappresentava il polmone commerciale di Ceuta, il poligono industriale del Tarajal, è diventato in parte un dormitorio, rendendo complessa la convivenza tra i pochi commercianti che resistono e i molti giovani in transito alla ricerca di un futuro migliore.
Ilaria Romano - Romina Vinci