Il messaggio dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) è inequivocabile: bisogna agire al più presto per limitare i danni delle conseguenze del cambiamento climatico. Un cambiamento che è visibile anche in Svizzera, spiega Peter Bebi, direttore del nuovo centro di ricerca CERC a Davos. Istituto che studia i cambiamenti climatici, gli eventi estremi e i pericoli naturali nelle regioni alpine. “L’esempio più evidente sono i ghiacciai. Si stanno ritirando sempre di più e probabilmente nei prossimi decenni spariranno del tutto. Anche la vegetazione sta cambiando molto. Ci sono più perturbazioni, il bostrico è sempre più presente e gli incendi più frequenti.”
La conseguenza di questi cambiamenti sono i pericoli naturali. C’è un modo però secondo Bebi per limitare la loro incidenza. “C’è una differenza se decidiamo di rispettare gli obiettivi climatici e se invece non lo facciamo. In questo caso potremmo avere una crescita delle temperature medie di sei o otto gradi entro la fine del secolo.”
Il "Green Deal" grigionese
Ci sono diversi modi per ridurre le emissioni di biossido di carbonio, ossia il CO2. Si dovrebbe puntare maggiormente sulle energie rinnovabili, rinnovare energeticamente case e edifici, usare maggiormente i mezzi pubblici. Tutte misure contenute nel "Green Deal" del Canton Grigioni, presentato recentemente. Il piano contempla 27 misure, 11 vengono già applicate soprattutto nel settore dell’energia, ha spiegato il direttore del Dipartimento dell’educazione, cultura e protezione dell’ambiente Jon Domenic Parolini. In una prima tappa si vogliono intensificare queste misure. Perciò nella sessione di ottobre al Gran Consiglio retico verrà richiesto un credito di 67 milioni di franchi.
Per raggiungere la neutralità climatica il cantone alpino intende investire più di un miliardo di franchi nella prossima trentina d’anni. In questo lasso di tempo i Grigioni vogliono abbassare la soglia di emissioni di gas serra di due terzi. Un piano ambizioso, secondo il direttore del centro di ricerca di Davos, Peter Bebi. “Se si comincia per tempo e se tutti danno il proprio contributo è sicuramente un traguardo realistico”.
Annalisa De Vecchi