L’Espresso dell’Est è uno dei treni più lenti di tutta la Turchia. Per attraversare i circa 1.300 km della vecchia ferrovia che dagli anni ’30 collega la capitale Ankara a Kars, all’estremità orientale al confine con l’Armenia, impiega ufficialmente 24 ore, anche se spesso ritardi allungano ulteriormente il viaggio. Nel suo percorso attraversa l’Anatolia profonda, tra minuscoli villaggi e distese di montagne innevate, lontano dalle grandi metropoli. Eppure, è diventato uno dei treni più famosi e amati dai turchi. Lo scorso anno, in una direzione o nell’altra, l’hanno preso 320 mila persone, con un aumento del 40% rispetto al 2016.
Oggi, trovare una cuccetta libera è diventata un’impresa. Merito del passaparola digitale. Tra foto condivise su Instagram e raccomandazioni di travel blogger, hanno iniziato a usarlo coppie innamorate – non sono rare le proposte di matrimonio a bordo – e studenti universitari, avventurieri con lo zaino in spalla e famiglie in vacanza. Spesso senza una vera mèta, ma per il solo piacere del viaggio tra i suggestivi paesaggi anatolici. E tra gli effetti c’è stata anche la riscoperta di Kars, località di frontiera ricca di contaminazioni. Un successo che sta attirando l’attenzione su altre tratte simili, che attraversano zone remote e meno turistiche. Dietro questo boom, raccontano molti passeggeri, c’è anche la nostalgia per un passato in cui ci si sentiva più padroni del proprio tempo. Nella Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, che ha fatto della velocità dei collegamenti un fiore all’occhiello della sua modernizzazione, e a Istanbul ha appena inaugurato un nuovo maxiaeroporto che mira a diventare il più grande al mondo, la lentezza dell’Espresso dell’Est non smette di affascinare.
Cristoforo Spinella