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Brexit e lockdown, mese difficile

La Gran Bretagna vede, piano piano, diminuire il numero delle infezioni da Covid-19, ma quello che è iniziato sembra essere un annus horribilis

  • 4 febbraio 2021, 06:51
  • 22 novembre, 17:43
04:03

Tutto chiuso

RSI/Lorenzo Amuso 04.02.2021, 06:45

Il cauto ottimismo che sferza le coste britanniche non è riconducibile al solo piano vaccinale, che procede, a pieno regime, senza intoppi. Entro la metà di febbraio le quattro fasce di popolazione “più vulnerabili” avranno ricevuto almeno una dose di uno dei vaccini approvati sull’isola. E già per l’estate si conta – nelle promesse del governo – di aver vaccinato tutto il paese. Dopo il picco di fine dicembre, anche i numeri quotidiani della pandemia appaiono meno emergenziali: negli ultimi sette giorni i nuovi contagi sono scesi del 30%, i ricoveri ospedalieri registrano un incoraggiante -10%, e l’indice R di riproduzione appare ormai stabilmente sotto l’uno.

Le misure restrittive sono però già state prorogate fino a marzo, tre settimane in più rispetto all’iniziale scadenza di metà febbraio. Boris Johnson vuole essere certo che questo sia davvero l’ultimo lockdown e ha deciso di agire con la massima cautela. Preoccupato sia dalla virulenza della variante inglese - e più in generale da ogni tipo di variante del virus, non ultima quella sudafricana appena arrivata sull’isola -, ma anche dall’insofferenza che gli stessi britannici stanno manifestando verso la prolungata chiusura. Nonostante il divieto di spostamento, salvo rare eccezioni, la mobilità nel Regno è risultata cinque volte superiore a quella registrata durante il lockdown della scorsa primavera.

Lorenzo Amuso

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