Si schiaccia un bottone, e per dieci millisecondi la "Dark Room" del laboratorio SUPSI (Scuola universitaria professionale) a Trevano si illumina come il meriggio primaverile a Lugano. È qui che viene testata l'efficienza dei moduli fotovoltaici. Come ci spiega il responsabile e ricercatore, Mauro Caccivio: "Il 'flasher' è di fatto simile ad un enorme flash di una macchina fotografica che simula la luce del sole".
Ma non è tutto. Nella camera oscura del SUPSI PVlab è stato infatti sviluppato un sistema all'avanguardia che, con l'aggiunta di luci LED colorate e a infrarossi, permette di "regolare e adattare" la qualità della luce in modo da poter caratterizzare vari tipi di pannelli, compresi quelli di ultima generazione. "Testare la qualità - prosegue Caccivio - per garantire una transizione più efficace possibile verso una società ecosostenibile".
I ricercatori possono così verificare le performance degli impianti, anche di quelli "vecchi", come per esempio il pannello del 1982 attorno al quale negli anni è confluita tutta la ricerca concernente il fotovoltaico a sud delle Alpi. Il prototipo faceva parte infatti del primo progetto ticinese in quest'ambito, denominato Ticino Solare (TISO), che venne proposto all'AET (Azienda elettrica ticinese) e coordinato dal funzionario cantonale Mario Camani. "È importante verificare la performance dei pannelli col passare degli anni - aggiunge il ricercatore - perché ovviamente più durano, e più l'investimento si ripaga nel tempo".
Il PVlab è specializzato nella ricerca, ma anche nei servizi per l'industria. Accreditato dal 2001 per questo genere di certificazione, fa parte del ISAAC (Istituto sostenibilità applicata all'ambiente costruito) che, all'interno del dipartimento di architettura della SUPSI, si occupa a tutto campo di ecosostenibilità degli edifici.
Il tema dell'energia solare sarà al centro di due reportage in onda mercoledì e giovedì nell'edizione serale del Telegiornale.