Gli uiguri, di etnia turcofona e religione musulmana, sono originari di un territorio dell’Asia centrale chiamato da loro stessi “Turkestan orientale”. La regione si trova oggi all’interno della Cina ed è denominata ufficialmente Xinjang. Sebbene gli uiguri siano riconosciuti da Pechino come una minoranza, fin dalla fondazione della Repubblica Popolare nel 1949 hanno sempre avuto relazioni problematiche e conflittuali con le autorità cinesi.
Negli ultimi anni la situazione ha assunto tratti drammatici e nello Xinjang le autorità cinesi hanno costruito campi di rieducazione. Gli uiguri sostengono che la Cina vuole assimilarli impedendo loro di praticare la loro religione e che nei campi si verificano episodi di stupro, sterilizzazione delle donne, violenze di ogni tipo e addirittura uccisioni. Denunce che hanno portato nel gennaio del 2021 gli USA, sotto l’amministrazione di Joe Biden, a definire ufficialmente “genocidio” il trattamento degli uiguri da parte delle autorità cinesi.
Uno dei primi politici ad aver menzionato il genocidio uiguro era stato l’attuale presidente turco Recep Tayyip Erdoğan già nel 2009. Per gli uiguri la Turchia è un Paese considerato culturalmente vicino e soprattutto ospita gran parte della loro diaspora. Si stima che tra i 50 e i 60'000 uiguri abitino in Turchia, soprattutto a Istanbul dove vivono in quartieri periferici e gestiscono moltissimi ristoranti frequentati non solo dai membri della comunità, ma anche da molti turchi e turisti stranieri.
La diaspora uigura di Turchia
Oggi però il destino per gli uiguri in Turchia potrebbe cambiare. Il Parlamento turco è infatti chiamato a pronunciarsi su un accordo di estradizione con la Cina. Pechino ha già ratificato il documento che se fosse approvato anche da Ankara porterebbe al rimpatrio forzato di molti uiguri che vivono in Turchia considerati terroristi in Cina.
Una situazione che non solo creerebbe timori tra la comunità uigura di Turchia ma rappresenterebbe anche un precedente per altri Stati del mondo dove è presente la diaspora uigura e che potrebbero decidere di adeguarsi alle richieste di Pechino più facilmente prendendo a modello la situazione turca. È questa la denuncia di Nureddin İzbasar, segretario generale dell’Osservatorio per i Diritti Umani del Turkestan Orientale (ETHR), un centro di documentazione fondato a Istanbul nel 2019 che si occupa di condividere a livello internazionale informazioni e dati sulla situazione degli uiguri in Cina.
Filippo Cicciù