Fino a fine giugno, dallo scorso lunedì 7 giugno, chi entra nel Regno Unito è tenuto a sottoporsi ad un periodo di autoisolamento di due settimane. La misura ha suscitato non poche perplessità.
Londra, quarantena per chi arriva, il turismo insorge
RSI Info 07.06.2020, 22:57
C'è però chi si sta dando da fare su un altro fronte. “Immaginiamo che i cani possano riconoscere gli ammalati di Covid-19 e gli asintomatici agli arrivi negli aeroporti, così da impedire un ulteriore contagio. Sarebbe una bella svolta nella lotta contro il coronavirus”. Claire Guest, psicologa britannica, nel 2003 è stata la direttrice del primo programma al mondo di addestramento cani per il riconoscimento dei tumori attraverso il fiuto, studio poi pubblicato sull’autorevole rivista British Medical Journal nel settembre 2004.
Oggi con la sua charity Medical Detection Dogs sta preparando i suoi “super sei”, “cani da caccia che utilizzano il naso da sempre”, ci spiega, per riconoscere il Covid-19. La prima cosa è capire se il virus ha un odore e per farlo la sua associazione sta collaborando con gli ospedali NHS e due università, la London School of Hygiene and Tropical Medicine e la Durham University: i primi hanno il compito di fornire i campioni di sudore e di respiro, prelevati dalle mascherine, i secondi hanno il ruolo di mettere tali prelievi in sicurezza per poi consegnarli agli addestratori. “Al momento siamo in questa fase preparatoria che è molto delicata considerata la pericolosità e l’elevata contagiosità del virus – spiega la dott. Guest – .Seguiranno due settimane in cui gli otto cani che abbiamo già iniziato ad addestrare specificamente per questo compito cominceranno a riconoscere la differenza tra il campione di una persona malata da quello di una persona sana.
Ci sarà poi la fase di allenamento intensivo di 6 settimane durante la quale i cani si eserciteranno con centinaia di campioni e la raccolta dati ci permetterà di trarre le conclusioni necessarie. Al termine della ricerca tra questi otto cani avremo trovato i super sei”. La dottoressa Guest sta già cercando di mettersi in contatto con gli esperti che addestrano i cani anti-esplosivo negli aeroporti, così da essere pronti a estendere il protocollo non appena i risultati saranno pronti. E l’estate, benché alle porte, potrebbe vedere già alcuni cani al lavoro.
Chiara Bruschi