La Confederazione ha vietato assembramenti con più di cinque persone. I funerali pubblici e le cerimonie in chiesa sono vietati. La maggior parte dei morti ha oltre sessant'anni e viene cremata. È possibile la sepoltura al cimitero, con un momento di preghiera, ma pochi fanno questa scelta; anche i parenti dei defunti possono essere ammalati o in quarantena.
Giorno dopo giorno, mentre continua l'emergenza per la pandemia e cresce il numero di morti per coronavirus, le ditte di onoranze funebri si reinventano: trasmettono filmati online per famigliari e amici chiusi in casa che non possono portare dal vivo l'ultimo saluto: il funerale entra nelle case.
Negli USA, in Gran Bretagna e altrove è qualcosa che si faceva anche prima, ma che mai si era pensato potesse diventare abitudine, come oggi sta accadendo anche in Ticino.
Le cerimonie sono aride, spoglie. Essenziali. Alcuni riescono a seguire il funerale in streaming, ma la maggior parte spera che, una volta superata l’attuale crisi, si potranno tenere delle celebrazioni in cui condividere il dolore per la perdita della persona cara con una cerchia più ampia di parenti e amici.
I funerali rispondono al bisogno di accompagnare il defunto nell'ultimo suo momento terreno. Ma la pandemia ha alterato questo rituale, che nella nostra società ha un alto valore simbolico individuale, familiare e sociale. Normalmente si elabora assieme il lutto, salutando per l'ultima volta chi esce dalla comunità, per poi tornare ad una nuova normalità. Oggi non può essere cosi. E forse presto sarà necessario pensare anche in Ticino a un rito pubblico, che unisca una comunità ferita e la aiuti ad elaborare un lutto collettivo.