In Grecia, paese da anni confrontato con il fenomeno migratorio, seppur i numeri di quest’anno sono meno elevati rispetto agli sbarchi in Italia, la situazione rimane delicata. I campi migranti rispetto al passato sono stati spostati nell’entroterra e non più nelle isole come una volta (ad esempio erano noti campi migranti di Samos e Lesbo). Molti dei centri da un paio di anni, dopo il devastante incendio del campo profughi di Moria, sono stati costruiti nei pressi di Atene, dove le autorità ufficialmente dicono vi siano oggi 15mila persone. Ma secondo gli esperti sono molte di più. “Purtroppo, il problema non sono solo le cifre, ma la politica che applichiamo in Grecia. Ci sono molte lacune”, ci spiega Lefteris Papagiannakis, direttore Greek Council for Refugees, uno dei massimi esperti in materia del Paese. “Si cerca di complicare la vita ai migranti, per farli partire all’estero, ponendo ostacoli reali o amministrativi, e chi riceve l’asilo e ci possono volere anche 10 anni, riparte la sua vita da zero senza sussidi, senza aiuti e senza una casa”. A ricevere l’asilo è circa il 40% in Grecia, chi non lo riceve invece rischia di vivere nell’illegalità senza documenti.
Un vero e proprio limbo. “Atene è diventata un buco nero che assorbe tutto, ci sono tantissime persone che vivono in Grecia e nessuno sa che sono qui”, ci spiega Lorenzo Bergia coordinatore dell’associazione umanitaria di Balerna Aletheia RCS, attiva nel paese da 5 anni. La RSI ha seguito il loro lavoro nei due centri di Atene e Corinto dove vengono forniti beni di prima necessità, consulenza legali e anche corsi di lingue per i migranti che ne hanno bisogno.
Naufragio in Grecia, parla chi difende i sopravvissuti
Telegiornale 25.07.2023, 20:00