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Il serial killer dei ghiacciai

Lo chiamano "climate change" e nel suo persistente esistere sta cancellando parte della nostra storia e modificando la morfologia della terra

  • 21 gennaio 2022, 19:41
  • 20 novembre, 18:49
04:28

Ghiacci bollenti

RSI/Checchino Antonini 22.01.2022, 17:10

Il ghiacciaio della Vedretta Lunga, all’incrocio tra Alto Adige ed Engadina, negli ultimi 17 anni ha perso 20 metri del suo spessore. La sua fronte si è ridotta di quasi un chilometro tra il 1979 e il 2019 con 28 metri di regresso solo tra il 2020 e il 2021.

La carovana di studiosi, escursionisti e volontari, promossa da Legambiente e Comitato Glaciologico Italiano, che ha monitorato alla fine dell’estate lo stato dei ghiacciai ha sfiorato anche la Svizzera. Quello nell’incipit è solo un esempio tratto da un quadro decisamente allarmante: a causa del riscaldamento globale tra il 1850 e il 1975 i ghiacciai hanno perso metà della superficie e del volume, tra il ‘75 e il 2000 hanno perso un altro 25% e ancora in questi ultimi anni si parla di una perdita del 10-15% con punte anche del 90%. Con conseguenze gravi sull’habitat di fauna e flora e sul paesaggio a monte, prima di tutto, e a valle. Perché un ghiacciaio ospita microorganismi, piante, invertebrati e vertebrati, specie endemiche, esclusive, specializzate a vivere sui ghiacciai e fondamentali non solo per l’equilibrio dell’ecosistema glaciale, ma anche per il suo rapporto con gli habitat circostanti e la cui sopravvivenza, va da sé, dipende proprio dall’esistenza dei ghiacciai stessi.

I ghiacciai sono una memoria storica, ma è una memoria che sta scomparendo. Gli studiosi devono raccogliere i dati in tempi molto brevi perché questo è come un libro le cui pagine si vanno sbiadendo e stanno cambiando non soltanto la dimensione, la massa, ma anche le informazioni che un ghiacciaio contiene. Trasformare la memoria in un dato scientifico permette poi di tracciare l'evoluzione, di capire gli scenari futuri dell’ambiente d’alta quota. È quello che ha raccontato alle telecamere di Oltre la news, Vanda Bonardo, responsabile Alpi dell’associazione ambientalista del cigno verde.

Se qualcuno è salito in montagna, qualcun altro è saltato in sella alla sua bici per raggiungere la Cop26 di Glasgow a sostegno della causa dell’abbattimento delle emissioni di Co2 per contenere l’innalzamento della temperatura media della Terra entro 1.5°C. Omar Di Felice, ciclista d’avventura (autore di Pedalando nel silenzio di ghiaccio, Rizzoli, 2020) ha pedalato per 2’000 km in otto giorni passando anche per il Passo del San Gottardo. Lo abbiamo incontrato al suo ritorno da un’altra avventura, stavolta in un’Islanda alle prese, anch’essa, col climate change.

Checchino Antonini

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