Dieci stanze, una per ciascuno dei suoi più celebri film, ma anche dieci luoghi della sua mente. Perché Stanley Kubrick: The Exhibition, al Design Museum di Londra fino al 15 settembre, è anche, e sopratutto, l’esplorazione del processo creativo del geniale regista statunitense. Al di là degli oggetti di scena, al centro della mostra londinese ci sono infatti le sue sublimi ossessioni, trasformate in visioni di modernità.
Se dei capolavori di Stanely Kubrick, a distanza di 20 anni dalla sua morte, si sa ormai tutto o quasi, non altrettanto si può dire dello studio maniacale e delle ricerche estenuanti che precedevano la stesura dei suoi copioni. Una metodologia filologica e rigorosa, nell’ideale di film come opera organica, approfondita in ogni singola componente, per una resa estetica pura. Raggiungibile sì attraverso l’ispirazione artistica, ma anche grazie alle ultime scoperte tecnologiche. Come il celebre osso, che in 2001: Odissea nello Spazio da arma primitiva diventa la penna che fluttua nella navicella di un mondo futuristico: simbolo della continua inesauribile ricerca di Kubrick.
Lorenzo Amuso