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L'Evros, tra Europa e Asia (3)

I rifugiati greci, in fuga dalla Turchia, fondarono Orestiada un secolo fa attraversando il fiume. Oggi ci sono altri rifugiati, in fuga da altre guerre

  • 3 agosto 2018, 07:58
  • 23 novembre, 00:46
04:15

Rifugiati di ieri, rifugiati di oggi

RSI/Massimo Lauria - Gilberto Mastromatteo 03.08.2018, 07:30

  • ©Massimo Lauria

I loro nonni fuggirono dalla Turchia, attraversando il fiume Evros, come rifugiati. I loro padri sono poi emigrati in Germania, per cercare lavoro. La terza generazione nata a Nuova Orestiada è quella che si è vista erigere dal governo ellenico una recinzione di filo spinato, lungo il fiume, come deterrente nei confronti di chi scappa dalla Siria, dall'Iraq e dall'Afghanistan. Altri migranti, altri rifugiati, in fuga da altre guerre.

Nuova Orestiada ha appena compiuto 95 anni. È la città più recente che ci sia in Grecia. Venne fondata nel 1923 dagli esuli provenienti da Karaagac (l'antica Orestiada) e da Adrianopoli (l'odierna Edirne). Scapparono a piedi dalla Tracia orientale, dopo la guerra greco-turca e quella che nel mondo ellenico è rimasta nota come "la catastrofe dell'Asia Minore".

Tutto ha inizio nel 1919, subito dopo la prima guerra mondiale. La Grecia, supportata da Gran Bretagna, Francia e Italia, inizia un conflitto bellico contro la vicina Turchia, che nel giro di un anno la porterà a conquistare gran parte delle coste Egee dell'Anatolia e della Tracia orientale, fino a lambire Istanbul. Il trattato di Sevres sancisce le acquisizioni territoriali. Ma passa solo un anno e la nuova Turchia di Mustafa Kemal Ataturk lancia il contrattacco riconquistando tutto il terreno perduto. Smirne viene conquistata e data alle fiamme. In Tracia l'esercito turco avanza fino al confine naturale del fiume Evros. Un secondo trattato, a Losanna, impone lo scambio delle minoranze tra Grecia e Turchia. Una decisione che resterà unica nella Storia. Circa un milione e mezzo di greci, da secoli stanziati in Anatolia, si vedono costretti a riparare in Grecia. Lo stesso accade per mezzo milioni di turchi ellenici.

Nea Orestiada, la città dei migranti greci che attraversarono l'Evros lasciando la Turchia

L'esodo dei greci di Adrianopoli verrà raccontato da un giovane Ernest Hemingway, all'epoca inviato del quotidiano canadese "Toronto Daily Star". Lo scrittore americano resterà colpito dalla vicenda, tanto da ispirarsi ad essa per il suo romanzo "Addio alle armi".

Oggi, un secolo dopo, proprio nei pressi di Nuova Orestiada è stato eretto un muro anti-migranti. Ma c'è chi cerca di tutelare la Storia, per non dimenticare il passato. Come Emmanouil Mavridis, il cui nonno combatté la guerra e scappò da Adrianopoli. Oggi lavora nel locale Museo di Storia e Folklore, che raccoglie la storia della città. Georgios Ryziotis invece, tenta di salvaguardare la memoria culturale della città, tutelando gli oltre 5 mila volumi della antica Biblioteca di Adrianopoli, trasferiti a Nuova Orestiada dai profughi.

Gilberto Mastromatteo - Massimo Lauria

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