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L'Evros tra Europa e Asia (4)

Tra i molti muri lungo il fiume c'è anche quello bulgaro di 269 chilometri al confine con la Turchia a presidiato dalla BnoShipka

  • 17 agosto 2018, 07:56
  • 23 novembre, 00:43
04:01

A caccia di migranti

RSI/Massimo Lauria - Gilberto Mastromatteo 17.08.2018, 07:30

  • ©Massimo Lauria

Sofia, nel 2016, ha eretto un nuovo “muro” alle porte orientali d'Europa. L'ennesimo, in corrispondenza delle rive del fiume Evros (Meritsa in bulgaro, Meriç in turco), che separa Bulgaria, Grecia e Turchia. Una barriera metallica anti migranti, lunga 269 km al confine con la Turchia. Tre i check-point principali: Kapitan Andreevo, nella provincia di Haskovo (in corrispondenza della turca Edirne), l'altro a Lesovo e il terzo, più a est, a Malko Tarnovo. Da qui gente proveniente da Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq e ora anche in fuga dalla Turchia di Erdogan, tenta di arrivare in Europa per fare domanda di asilo.

“Circa 500-600 respingimenti a caldo ogni settimana. Abbiamo notizie di accordi sotto traccia tra poliziotti di frontiera bulgari e turchi per rimandare indietro chi prova ad attraversare il confine. Ecco la ragione più drammatica del calo degli arrivi in Bulgaria nell'ultimo anno”. Iliana Savova, direttrice del programma immigrazione della costola bulgara dell'Helsinki Committee, mostra le cifre sul suo computer. “Il governo di Sofia da tempo non compila nessun report. Impossibile avere cifre precise di quello che accade alla frontiera”. Oltre il 60% di arrivi in meno rispetto al 2017 e la costruzione della barriera metallica c'entra poco. “È costata troppo, ma non è quella che ferma le persone”, commenta. Decisivo è, invece, il serrato pattugliamento dell'area di confine con la Turchia, da parte delle autorità di frontiera bulgare.

Poco dentro i confini, tra i boschi, operano gruppi paramilitari formati da volontari, ex poliziotti e veterani dell'esercito bulgaro. È il caso dell'Unione militare Vasil Levski, nota anche come BnoShipka comandata da Vladimir Rusev, ex militare in pensione.

A caccia di migranti nei boschi della Bulgaria

Le domande di asilo nel paese sono sempre meno. La maggior parte vengono rigettate e da quel momento per molti si apre un limbo senza fine. Come per André Herve, ospite a Sofia del centro rifugiati di Ovcha Kupel.

Gilberto Mastromatteo - Massimo Lauria

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