Il 1° marzo il Consiglio Nazionale ha accettato il blocco dei siti web esteri che offrono — illegalmente secondo il diritto svizzero — la possibilità di scommettere online. Questo è solo il primo passo di un lungo cammino che dovrebbe portare le case da gioco della Confederazione ai fasti del passato.
Sì, perché — come spiega Luca Antonini, giurista al casinò Admiral di Mendrisio e "braccio destro" del direttore Michele Marinari, membro del comitato della Federazione svizzera dei casinò — dal 2007 le cifre d'affari sono in picchiata. "Subiamo una forte concorrenza dalle piattaforme su internet, che prima non c'erano o erano poco frequentate", ha detto ai microfoni della RSI (guarda il video). "Anche noi vogliamo dare questa possibilità e vogliamo farlo in modo controllato e sicuro".
Non solo online, ecco lo sport
Ma non è tutto. In ballo c'è pure l'ampliamento dell'offerta. "Vogliamo introdurre le scommesse su eventi sportivi, un po' come avviene in altre parti del mondo, con termini stretti e molte variabili: dalla prima rete della partita al numero di cartellini gialli. Certo, non rivoluzionerà il livello dei nostri incassi, ma ci permette di dare qualcosa in più alla clientela".
Prevenzione, la "casella" su cui puntare
La prevenzione degli abusi patologici causati dall'azzardo è la "casella" su cui puntano tutti: chi lavora a Locarno, Lugano o Mendrisio ogni anno segue una formazione sia sui problemi sociali sia su quelli legati al riciclaggio.
Il Gruppo azzardo Ticino prevenzione, poi, offre consulenze gratuite (e anonime) per cavare d'impaccio chi non riesce più a controllare le uscite e invece di pagare le bollette scialacqua tutto alle slot o sui tavoli verdi: "E sono molto più numerosi di quel che si possa pensare — conferma Anna-Maria Sani, psicologa e psicoterapeuta con vent'anni di esperienza in questo campo —. Una persona su cinque in un casinò è probabile che abbia una patologia, ma solo l'1% di chi ha l'acqua alla gola chiede di farsi aiutare. Noi trattiamo, ogni anno, circa cinquanta casi", conclude Anna-Maria.
I lati oscuri dell'azzardo
Simone, 45enne, scuote la testa ripensando agli anni ("quindici!") e ai soldi buttati nelle macchinette: "Con tutto quello che ho speso, oggi mi sarei potuto comprare una casa", afferma (la testimonianza nel video). "Abbiamo organizzato, in collaborazione con Gruppo azzardo Ticino prevenzione, diverse giornate nelle scuole, dove ho portato il racconto della mia esperienza".
"Sono riuscito a farmi prestare un totale 15'000 franchi da dieci persone diverse, colleghi di lavoro, inventando le più svariate stupidaggini. Prendevo la tessera del conto di mia moglie, dove c'era l'affitto, e me lo giocavo insieme ai soldi per la cassa malattia...". Stefano sottolinea come sia difficile, per una persona affetta da patologia dell'azzardo, uscire. "Ci ho provato, ma dopo un anno ho fatto togliere l'autodiffida con firma singola". Poi arriva la nascita del primo figlio, che rivoluziona la sua vita e lo mette sulla buona strada: "Ho dovuto tirare la cinghia per diversi anni, ma alla fine ho restituito ciò che dovevo: mi sono ricordato di tutti, fino all'ultimo centesimo".
px