La legge italiana che regolava le chiusure in tempo di Covid-19 lo ha equiparato ad un museo ma qui, a differenza degli Uffizi o della Pinacoteca di Brera, vi sono custoditi esseri viventi: è l'acquario di Genova che, in circa 30 anni di vita, ha chiuso davvero poche volte.
I numeri di questa struttura fanno capire da soli quali siano i suoi costi (coperti in minima parte con i cosiddetti ristori italiani): 1 milione di visitatori l’anno dal 1992, 70 vasche espositive, 200 quelle di ambientamento e cura, 12’000 gli animali ospitati per oltre 400 specie. Ben 27 tonnellate è la quantità di cibo consumata in un anno dagli animali, 835 Kg di verdura fresca viene consumata solo dai lamantini ogni settimana. Il numero sul quale ruota tutto ciò è 250: queste sono le persone che lavorano nella struttura ligure, di cui 45 dedicati alla cura, alla gestione e al benessere degli animali.
Il loro sacrificio in questo anno senza visitatori ha significato “vita” per tutti questi animali a cui sono mancata molto le visita e l’interazione con l’uomo.