Le giornate di René Gaberell si dividono tra pesci e fiori. Dal variopinto negozio di Cadempino, il giardiniere 69enne si reca - da lunedì a giovedì - sul golfo di Agno per sfruttare al meglio la sua patente P2 di pescatore semiprofessionista. Sulla sua barchetta, ad aiutarlo, c'è Nico, amico e socio che si autodefinisce “mozzo” dell' imbarcazione. “La pesca è una passionaccia. Non c’è niente di più bello che navigare in mezzo alla natura. E c’è di tutto. Mancano solo... i coccodrili!”.
René Gaberell e il "mozzo" Nico sul golfo di Agno
Il pescato nei due laghi.
Il trend degli ultimi decenni è in ribasso, soprattutto per quel che riguarda il Verbano dove, nel 1982, si arrivarono a pescare 850 tonnellate di pesce, contro le circa 250 attuali. Nel Ceresio il picco massimo lo si raggiunse nel 1995 con 65 tonnellate di pescato (30 scarse nel 2015). Danilo Foresti, dell'Ufficio caccia e pesca rilva però che "non si può estrapolare da questi dati l’effettiva quantità di pesci nel lago. Determinante è anche la pressione di pesca".
I dati del pescato nel Verbano e nel Ceresio
C'è chi arriva e c'è chi va
Si fa spesso un gran parlare di invasioni che potrebbero mettere a repentaglio l'ecosistema, così come si piange la scomparsa di specie cui ci si era molto affezionati. Il pesce siluro (Silurus Glanis) fa parte della prima categoria. Si tratta di un "mostro" enorme e voracissimo che può raggiungere i due metri di lunghezza e i 100 kg di peso, Originario del Danubio cominciò a gettare scompiglio nel fiume Po attorno agli anni '90, ed ha poi raggiunto i fiumi prealpini. Nel lago Verbano la sua presenza è segnalata ormai da qualche anno, e nel 2016 è stato avvistato per la prima volta nel Ceresio.
Si nutre di pesci vivi e morti, vermi, larve, invertebrati... di bocca buona.
"Il lago così come i biotopi terrestri sono dei sistemi in continua evoluzione" ricorda Foresti. "Purtroppo ora il pesce siluro ha raggiunto il Ceresio e provocherà sicuramente dei disagi, ma nel Verbano in cui è presente già da molti anni non sembra aver creato troppi danni, a parte la rottura di reti. Sicuramente occuperà la nicchia ecologica di altre speci, ma la reazione dell'ecosistema è abbastanza imprevedibile".
Una storia molto diversa è invece quella dell'alborella (Alburnus alburnus). piccolo ciprinide scomparso dal Ceresio nella seconda metà degli anni '90, che si faceva apprezzare durante le sagre paesane. Secondo alcuni la sua scomparsa è da attribuire a metodi di pesca non sempre corretti, secondo altri la causa è l'arrivo del Gardon, pesce d'oltralpe installatosi nei nostri laghi da poco più di un ventennio.
"Il mistero dell'alborella" - da "Il giardino di Albert" (ARCHIVI RSI)
RSI Info 19.07.2017, 02:00
L'acqua del Ceresio
“La gestione delle acque non è un compito facile”, spiega Mauro Veronesi dell’Ufficio protezione delle acque, “in quanto bisogna cercare di accontentare tutti gli utenti del lago". Il problema principale del Ceresio è il suo eccesso di nutrienti, in particolare il fosforo, che può causare fioriture improvvise di alghe (danno per l'uomo) che, se sono in eccesso, rischiano di depauperare il fondo dall'ossigeno e soffocare le uova che vengono depositate sui fondali (danni per i pesci).
Il fosforo nel Ceresio
Dagli anni '80 la situazione è nettamente migliorata e ci si avvicina lentamente al limite imposto dalla Confederazione di 30 microgrammi/litro nel Ceresio.
Nel Verbano i limiti da raggiungere sono più bassi: 10 microgrammi/litro. Questo perché, spiega Veronesi, si è coscienti che con la sua forma allungata e la presenza di grandi affluenti, il ricambio dell'acqua è più facile. L'obbiettivo fissato dalla Confederazione è di tornare alle concentrazioni di fosforo del periodo pre-industriale.
Un po' di storia
Il Museo della pesca è attivo dal 1993 e si è trasferito nella sede di Caslano nel 2010. " ci spiega il curatore del museo Maurizio Valente. "Fa parte del Museo del Malcantone di Curio ed il suo impegno è nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio etnografico relativo alla pesca nei cantoni insubrici".
Un giro al museo
Il Lago di Lugano (Ceresio)
L’etimologia del lago Ceresio è incerta: deriva dal latino “ceresium” ovvero ciliegia? Oppure si tratta di un antico toponimo romano che sta a significare “più blu del cielo”? La sua forma particolarmente intricata fa ipotizzare ad alcuni che il nome derivi addirittura dal celtico “keresius”, ovvero appunto “ramificato”.
Il bacino ha tre immissari principali: il Cassarate, il Vedeggio e il Cuccio. Il fiume Tresa, che ne è l’emissario, lo collega con il lago Maggiore. Per questo motivo il lago di Lugano è da considerare parte del bacino idrogeologico del fiume Ticino.
Il Lago Maggiore (Verbano)
Facile intuire l’origine iperbolica del suo nome: una volta era il più esteso dei laghi prealpini, in quanto fino alla formazione della piana di Fondotoce, il lago di Mergozzo era unito al lago maggiore. Ai giorni nostri, pur non essendo il lago più grande a sud delle alpi (il lago di Garda lo supera con 370 km quadrati contro 212 km) si tratta del lago più lungo (64 km) ed è particolarmente profondo, raggiungendo i 370m di profondità. Il nome Verbano poi deriva dal celtico “uer-banna”, ovvero qualcosa come “la punta di sopra”.
Gianluca Blefari