Lo Yemen è un Paese in ginocchio: ai danni di due anni di guerra e ai morti per fame si aggiunge ora lo stato di emergenza proclamato dal governo dei ribelli houti del Nord di fronte a una epidemia di colera senza precedenti. Le stime del Ministero della sanità locale parlano di 17.200 casi di infezione sospetti dal 27 aprile scorso, mentre il numero dei morti accertati per l’epidemia è salito velocemente da 115 a 206 in meno di una settimana.
Solo nella città di Sana’a, capitale del Nord, 4mila persone sarebbero state colpite da infezione. Ma oltre alla velocità di propagazione, dovuta alle macerie sparse dappertutto e ai rifiuti che nessuno raccoglie da mesi e sotto cui la città è ormai sepolta, il problema principale è il trattamento dei casi di colera: reidratazione, antibiotici e isolamento sono le modalità con cui è possibile contenere il male. Purtroppo i posti in ospedale non sono sufficienti, mancano gli antibiotici e i medici non ricevono lo stipendio ormai da nove mesi.
La situazione è ancora più grave a al-Houdaida, la città marittima del Nord, dove gli abitanti delle campagne non riescono a raggiungere l’ospedale e dove si trova la comunità più ampia di muhamasheen (letteralmente “nullatenenti”), gli yemeniti dalla pelle nera considerati i paria della società. È qui che si è verificato, alcuni mesi fa, il primo caso di colera di tutto il Paese.
Poi, a far da sfondo, c'è il conflitto che è comunque ancora in corso. Non sembrano esserci particolari spiragli alla sua risoluzione poiché entrambe le parti non vogliono recedere e i ribelli houti non vogliono abbandonare le zone conquistate. Il blocco di aiuti umanitari verso il Paese è attivo e nel Nord porti e aeroporti rimangono ancora chiusi. L’accordo che il presidente americano Donald Trump, recentemente in visita a Riyadh, ha siglato con l’Arabia Saudita per una fornitura di 110 miliardi di dollari in armamenti, sembra dimostrare che la Coalizione araba a guida saudita desidererebbe porre fine a questa guerra con un’ultima azione di forza.
Un’azione di forza che non piace ai democratici americani. Marc Pocan, rappresentante del distretto del Wisconsin dal 2013 e primo vice-chair del Congressional Progressive Caucus, ha lanciato un appello alla sua parte politica: “Trump sta incentivando la fame in Yemen. Il Congresso deve bloccarlo”.