Raggiungere Marte e tornare indietro, riportando gli astronauti sani e salvi sulla Terra. A questa, che potrebbe essere la prossima più grande impresa dell’umanità, agenzie spaziali e società private stanno già lavorando da tempo. E se Elon Musk ha indicato ottimisticamente il 2024 come orizzonte, altre previsioni più prudenti ipotizzano il 2034.
Da un punto di vista tecnologico sono stati fatti molti progressi, ma sotto l’aspetto psicologico e fisiologico ci sono ancora moltissime incognite. Ne è convinto Marco Buttu, ingegnere elettronico che ha provato sulla propria pelle cosa significa vivere in una condizione per certi aspetti simile a quella di un viaggio interplanetario.
Assieme a un gruppo di altri ricercatori, infatti, ha passato 12 mesi in Antartide nella stazione italo-francese Concordia, con temperature che raggiungevano i -80 °C e scarse quantità di ossigeno. Durante i nove mesi di inverno, il gruppo è rimasto completamente isolato dal resto del mondo: nessuno poteva lasciare la base e nessuno poteva raggiungerla.
L’Agenzia spaziale europea ha colto l’occasione per studiare le loro reazioni in vista di una possibile missione su Marte. Cosa accade a un essere umano che viaggia in solitudine per due anni fra le stelle? Le risposte sono ancora da scrivere e potrebbero non essere scontate.