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Paradiso torna alle urne

Il tema di fondo resta: "aggregazione con Lugano: sì o no?". Parlano Giorgio Giudici, Daniele Fontana e Filippo Boldini

  • 22 marzo 2017, 19:05
  • 23 novembre, 06:21
02:49

A Paradiso si torna a votare e... – di Mauro Botti

RSI Info 23.03.2017, 07:00

  • Daniele Fontana e Giorgio Giudici

A Paradiso si torna alle urne un anno dopo l'annullamento delle precedenti elezioni, da parte del Tribunale amministrativo, per irregolarità nel voto. A correre per l'Esecutivo saranno 22 candidati suddivisi in 4 liste (PS, PPD, PLR e LEGA/UDC/Indipendenti), mentre 52 candidati si contenderanno i 20 seggi del consiglio comunale.

Vista aerea del comune

Vista aerea del comune

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Ma... com'è cambiato il comune negli ultimi anni e quale futuro l'attende? "Tutti hanno un ricordo folcloristico", sostiene
Daniele Fontana, a Paradiso da oltre 30 anni . "Paradiso era il luogo prediletto per la prostituzione e il comune sembrava emarginato, funzionale solo alla città vicina. Penso inoltre all'insediamento selvaggio avvenuto negli anni, che ha però anche portato un profondo cambiamento demografico".

Guardando al futuro non si può non pensare alla visione aggregativa dell'ex sindaco di Lugano, l'architetto Giorgio Giudici: "È ineluttabile. Col passare del tempo anche chi pensa di essere un'isola felice, come Paradiso, deve capire che non potrà più essere tale. Chi viene a visitare il golfo, non intuisce di essere a Paradiso, ma pensa di essere a Lugano. Se poi facciamo un po' di "gossip" un imprenditore, sul biglietto da visita, scrive Lugano-Paradiso; questo è il segno dei tempi. Le aggregazioni nascono dalle intuizioni, da quelle che ti fanno gestire al meglio il territorio".

Momenti aggregativi nel 2011: Lugano arriva in Valcolla

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Parere diverso quello dell'architetto
Filippo Boldini: "I comuni sono come un'orchestra. Cosa sarebbe, un'orchestra, senza solisti? Paradiso e Massagno sono due voci fuori dal coro della banalità aggregativa. Culturalmente, inoltre, siamo già dei "luganesi": non abbiamo bisogno di creare un unico comune per sentirci più o meno legati alla regione".

Mauro Botti

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