Un SOS virtuale è stato lanciato online dall’artista visuale Emmanuele Panzarini, padovano, per “salvare” il simbolo della Biennale d’arte di Venezia 2019, la "Barca Nostra", installazione dello svizzero Christoph Büchel, da più di un anno è ferma all’Arsenale di Venezia per un contenzioso tra la Biennale e l’artista di Zurigo.
"È un appello a tutti i giovani artisti affinché donino una loro opera, la mettano all’asta e, con questi fondi, possano consentire il rientro della barca da Venezia al comune di Augusta, in Sicilia, al quale appartiene". La campagna online, con hashtag #SOSforArt, nasce dall’impegno di Panzarini che già nel 2015, dopo il naufragio del 18 aprile di questo barcone, poi trasformato in opera d’arte, aveva organizzato a Trieste un’installazione dal titolo “Mare nostrum”: “Ero rimasto molto colpito da questa tragedia nella quale persero la vita più di mille persone e mi sono chiesto come poter restituire dignità a queste vite e come fare riflettere il pubblico dell’arte sul tema della migrazione”.
Panzarini , con la sua iniziativa, spera di rompere il muro della burocrazia sul quale il mantenimento di quest’opera d’arte si infrange: la Biennale si è rivolta alla magistratura veneziana per richiederne la rimozione, ma Christoph Büchel, al quale la barca era stata concessa in comodato d’uso di un anno, nel 2019, dal comune di Augusta che ne è il proprietario, ha denunciato la ditta che a suo tempo trasportò la barca da Augusta a Venezia per danni all’imbarcazione e il comune di Augusta non dispone della cifra necessaria per sostenere un nuovo trasporto in Sicilia.
Enzo Parisi, presidente del Comitato 18 aprile, costituitosi nel 2015 dopo quel naufragio, per impedire la rottamazione del barcone, lo reclama con tutta la cittadinanza, in previsione dell’inaugurazione del futuro Giardino della memoria per le vittime del Mediterraneo, di prossima realizzazione ad Augusta e dice: “I mausolei cosa sono se non il ricordo di una morte? Sono luoghi in cui si ricorda e si mantiene la memoria di una tragedia, che deve essere un monito per il futuro, in questo caso non un monito per dire non attraversate il Mediterraneo ma un monito per dire non costringete le persone ad affrontare la morte per cercare la felicità”.
Laura Silvia Battaglia