“Sophia, cosa vuol dire essere un umano?”, chiede una ragazza dal pubblico. Sophia guarda la platea con occhi vitrei, sorride, batte le palpebre, ma non risponde. “Scusate, è che gran parte della sua mente è su internet, e in questa stanza la connessione non va”, si giustifica Ben Goertzel, il suo accompagnatore umano.
La panne del robot rompe l’illusione di trovarsi davvero di fronte a un essere cosciente, dotato di vita propria (sempre che di vita si possa parlare). Sophia, l’umanoide sviluppato dalla Hanson Robotic di Hong Kong, è in grado di guardare le persone negli occhi, di esprimere emozioni facciali, di processare le frasi e rispondere. Ma anche di apprendere nuove informazioni senza sosta.
Un’intelligenza artificiale infinita
Durante il Web Summit che si è tenuto a Lisbona dal 6 all’8 novembre, lo scienziato Goertzel – cappello a falda larga leopardato e t-shirt raffigurante un dinosauro e un robot che si scambiano un cuore – ha annunciato che la mente di Sophia è ora connessa ad un’intelligenza decentralizzata dove potrà entrare in comunicazione con le altre AI.
La piattaforma si chiama SingularityNET ed è basata sulla blockchain: la tecnologia che fa funzionare le criptovalute e che permette a un sistema di autoregolamentarsi (rendendo sicuri gli scambi, ad esempio), senza necessità di interventi esterni. Nelle intenzioni di Goetzel, questo “cervellone" diffuso – che ha sedi fisiche in Russia, Brasile, India, Etiopia e Hong Kong – è destinato a diventare “un organismo digitale-biologico” in grado di mettere in comunicazione tutte le AI.
David Hanson, fondatore della Hanson Robotics, al lavoro su Sophia
Cosa potrebbe nascere da una simile interazione? Neppure l’inventore brasiliano sa dirlo. “In effetti non sappiamo cosa potrebbe accadere creando macchine più intelligenti di noi”, ammette Goertzel, precisando che “tutti dovrebbero impegnarsi affinché l’AI non finisca al servizio dei militari o della pubblicità, ma contribuisca a migliorare la vita delle persone”.
Oltre i diritti degli umani: la cittadinanza saudita
Prima di sbarcare in Portogallo, Sophia si trovava a Malta, dove lo stesso Goertzel ha incontrato il Governo per affrontare la controversa (e avvenieristica) questione dei diritti e dei doveri degli umanoidi. Questione che si è posta dopo la singolare iniziativa dell'Arabia Saudita di concedere – per la prima volta nella storia del Pianeta – la cittadinanza saudita al robot.
Sophia durante la visita a Malta per parlare di cittadinanza dei robot
La decisione di Riad ha suscitato innumerevoli polemiche. Alcuni critici hanno osservato che Sophia, oltre a non poter dimostrare i requisiti necessari – come la residenza pregressa nel Paese o la fede musulmana –, si ritrova ad avere più diritti delle donne saudite, non dovendo, ad esempio, sottostare alla tutela maschile.
Ora il Governo maltese, che vuole farsi portabandiera dell’innovazione legata all’Intelligenza artificiale, sta mettendo a punto un “test di cittadinanza” per robot, in collaborazione con Hanson Robotic e SingularityNet. “Nel momento in cui i robot arrivano a un certo livello devono anche assumersi delle responsabilità nei confronti degli altri”, spiega Goertzel. Quali saranno i requisiti che dovrà avere un robot “cittadino” di uno Stato, quindi con tanto di diritto di voto, per esempio, è ancora da vedere. “In effetti anche per me è un puzzle”, ammette lo scienziato.
Elena Boromeo
Umanoidi in carriera:
Il mio capo è un robot
Nouvo 29.08.2018, 09:00