Mancano venti giorni alle Elezioni federali, la campagna elettorale impazza.
Sì, ma dove? In tivù? Alla radio? Sulle piazze? Sui manifesti? Nei giornali? Certo, ma solo in parte.
Oggi il politico parla, scrive, si mostra, si mette in scena soprattutto nel mondo virtuale. Facebook, Instagram, Twitter ma anche il più “da giovani” Snapchat sono pieni di foto, messaggi, programmi, promesse dei nostri (forse) futuri eletti. Il fenomeno non è nuovo ma rispetto a 4 anni fa si è notevolmente consolidato. Oggi il social non è più “cosa da giovani”, bensì da tutti. D’altronde la popolazione vive ormai con il naso nello smartphone ed è dunque lì dentro che bisogna essere se si punta a raccogliere voti.
E nei social, YouTube in particolare, i politici amano farsi filmare. Si passa dai video costati due soldi ai dispendiosi prodotti di una certa qualità; dal filmato didattico alla serie di spionaggio, c’è davvero di tutto Ma se il video è il sistema di comunicazione più diretto, è anche quello più rischioso. Non tutti infatti possono improvvisarsi attori o registi. Certi filmati d’altronde, più che convincere l’elettore, lo fanno ridere.
In ogni caso oggi il politico rischia di comunicare troppo, di disperdersi, di perdere il filo di quello che trasmette. Ma nella nostra società le parole al vento sono diventate così numerose, che forse non ci fa più caso nessuno. Secondo gli esperti di comunicazione alla fine i più efficaci sono i messaggi controversi. Quelli cioè che provocano, fanno discutere e indicano in modo chiaro al politico chi sta con lui e chi no.
Massimo Isotta