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Tomohiro Nishikado e il suo capolavoro

Intervista esclusiva di RSInews al creatore del video game Space Invaders, il più famoso al mondo, che compie 40 anni e...

  • 18 giugno 2018, 07:57
  • 23 novembre, 01:15
04:35

Space Invaders 40th

RSI/Roberto Pellegrino - Tommaso Teruzzi 18.06.2018, 07:30

  • ©Tommaso Teruzzi

Se esistono i video games lo dobbiamo anche a lui, a Tomohiro Nishikado, ingegnere minuto di 74 anni, che non alza mai la voce. Dobbiamo a lui molto di quello che, negli anni, è arrivato nel mondo del “gaming”, dalla Playstation fino ai giochi sui cellulari. Nishikado nel 1978 creò Space Invaders, il videogioco più famoso al mondo che, a distanza di tre anni, aveva già generato un miliardo di dollari di guadagno per la Taito Corporation, società pioniera alla fine degli anni Settanta nel mondo dei videogiochi. Siamo stati nel grattacielo che ospita, al 52esimo piano, la mostra per i 40 anni del gioco.

Tomohiro Nishikado, dopo una laurea in ingegneria delle comunicazioni, per caso fu assunto nel 1969 dalla Pacific Industries, una sussidiaria della Taito. La sua carriera iniziò con lo sviluppo di giochi elettromeccanici, poi il suo interesse si spostò verso i “coin op”: un cabinato con uno schermo CRT davanti al quale si gioca, in piedi, all’interno di un bar o di una sala, utilizzando gettoni o monete.

Nel 1972 crea Soccer, simile al Pong, il celebre videogioco arcade dell'Atari; ne seguono altri dieci di gran successo, tra cui Gun Fight e Interceptor. È del 1978 la sua consacrazione mondiale con Space Invaders, entrato nell’immaginario collettivo e nella storia: il gioco è esposto al Museum of Modern Art di New York (MoMa).

Space Invaders, che influenzò il nascente mondo del “gaming”, consiste nel difendersi con un carrarmato dall’avanzata, costante e progressiva, di navicelle e mostri alieni intenti a occupare la terra. Ogni colpo può distruggere un alieno, ma chi combatte da terra ha solo tre vite a disposizione, poi appare la scritta “game over”.

Come ha spiegato Nishikado, Space Invaders fu il primo gioco a introdurre l’azione di “game over”, pur avendo ancora vite a disposizione, nel caso in cui gli alieni avessero raggiunto la terra. Nei primi due anni furono venduti 360 mila cabinati da gioco, di cui 300 mila soltanto nel Paese del Sol Levante.

Roberto Pellegrino

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