Bisogna arrampicarsi sulle montagne dell’ultima monarchia assoluta d’Africa per scoprire che il vetro soffiato non è un’arte esclusiva dei maestri di Murano a Venezia.
Da 30 anni un imprenditore sudafricano, Chas Prettejohn, ha deciso di scommettere su una realtà sconosciuta che con il passare degli anni si è affermata fino ad arrivare ad esportare in tutto il mondo. Un’azienda di successo, divenuta una delle maggiori attrazioni turistiche del Paese che, negli scorsi mesi, ha cambiato il suo nome da Swaziland in eSwatini.
Profitti, ma anche rispetto dell’ambiente perché a Ngwenya (coccodrillo nella lingua locale siSwati), si realizza tutto con materiale riciclato, a cominciare dal vetro. In totale lavorano 72 persone e tra loro c’è Sibusiso Mhlanga, il grande direttore d’orchestra nella fabbrica, il primo maestro del vetro africano e partecipe fin dal primo giorno al progetto. Ogni anno i più grandi artisti che lavorano il vetro si ritrovano qui per una settimana di workshop per insegnare nuove tecniche ai lavoratori di Ngwenya.
Lorenzo Simoncelli