La possibilità di rilascio di un farmaco solo su un organo bersaglio, evitando il contatto con altre aree dell'organismo è una delle scommesse attuali e future della medicina di precisione, che per trasportare il principio attivo sull'organo malato si avvale di 'nanovettori', cioè navette piccolissime la cui dimensione è dell'ordine dei nanometri (milionesimi di millimetro).
Oggi si è scoperto che la loro forma geometrica e la dimensione sono fattori fondamentali per migliorare l'efficienza del trasporto del farmaco, il suo accumulo nell'organo bersaglio e anche la sua persistenza nell'organismo.
Questa scoperta nel campo della nanomedicina e della diagnostica per immagini è il frutto di una collaborazione tra il dipartimento di Biochimica e Farmacologia dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, il 'Centro di Interazione Bio-Nano' dell'University College di Dublino e il gruppo di Biofotonica dell'Università di Marburgo. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista ACSNano, mostrano che modifiche minime nel diametro, nella forma o nella regolarità della superficie esterna del nanovettore possono influenzare i movimenti del farmaco.
ATS/ANSA/Swing