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La felicità è una matrioska

Come definirla? Perché alcuni paesi sono più felici di altri? Analisi (senza una vera conclusione) su una delle condizioni più ricercate dagli esseri umani

  • 22 marzo 2023, 06:40
  • 14 settembre 2023, 23:08
Come definirla?

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Di: AlesS

Come calcolare la felicità di una nazione e della sua popolazione? Il World Happiness Report, sponsorizzato dalle Nazioni Unite, da dieci anni usa una serie di parametri che sono: il supporto sociale, il reddito, la salute, la libertà, la generosità e l’assenza di corruzione. Il sondaggio viene condotto su un campione di persone dai 15 anni in su che devono rispondere a domande puntuali che si basano su una scala da zero a dieci, dove zero è il peggior risultato e 10 il migliore.

In generale è emerso che nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina, i livelli di gentilezza e di ascolto nei confronti del prossimo sono superiori a quelli registrati prima del Covid.

Finlandia, regina della felicità

Lunedì 20 marzo, Giornata mondiale della felicità, è stata presentata questa statistica. Per il sesto anno consecutivo, a guidare la classifica è la Finlandia, seguita dalla Danimarca e dall’Islanda. All’ottavo posto si piazza la Svizzera, che perde quattro posizioni rispetto a un anno fa. A spezzare il dominio "nordico", ci pensa Israele, quarta posizione, che si lascia alle spalle Paesi Bassi, Svezia e Norvegia.

A brillare in questa classifica sono quindi i paesi del Nord Europa che riflettono un’immagine di una società solida, ricca e generosa, sana e democratica. Ultimi della lista sono Libano e Afghanistan, il primo confrontato da una crisi economica senza precedenti e il secondo dilaniato dalla guerra e controllato dal regime dei talebani.

Ma è tutto così lineare? Il caso Islanda

Per molti, ad ogni modo, la felicità è un sentimento che prevede troppe variabili per riuscire a inquadrarla in un unico schema. Prendiamo ad esempio l’Islanda, la terza classificata. Secondo un recente studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (OCSE), proprio qui si trova il maggior consumo di antidepressivi d’Europa, un consumo, va detto, che è raddoppiato in media in tutti i paesi europei negli ultimi 20 anni. Nel paese di vulcani e geyser vengono consumate 153 pasticche al giorno ogni mille abitanti.

Ma ci sono altri fattori da tenere in conto. Gli stessi analisti dell’OCSE sottolineano che questo incremento sarebbe da ricondurre a un miglioramento della capacità di diagnosticare la malattia, la disponibilità di trattamenti e l’evoluzione delle linee guida.

Felicità da costruire

Felicità da costruire

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Matrioske della felicità, il clima

Inoltrandoci sempre di più sul tema su come calcolare la felicità, ci si rende conto che a ogni passo fatto, si aprono nuovi scenari, nuovi contenuti. Vediamo insieme un altro aspetto, quello per esempio del clima. Le nazioni del nord sopra menzionate sono confrontate con climi rigidi e inverni lunghi e bui. Questo ci porterebbe a pensare che in questi paesi è un po’ difficile essere felici. Invece, no. Su questo aspetto ci viene in aiuto un ricercatore italiano Ruben Durante che sottolineò nel 2010 come un clima rigido porti l’uomo a cooperare maggiormente e quindi a sviluppare un welfare più robusto, com’è il caso di Svezia, Finlandia e Islanda.

I 22 gradi della felicità

Un altro studio però, questa volta legato unicamente al clima, ci dice che la temperatura ideale per essere felici è 22 gradi. Per quale motivo? Secondo esperti australiani e cinesi autori di una ricerca condotta su oltre un milione e mezzo di persone tra Stati Uniti e Cina, chi vive in climi temperati sarebbe più socievole ed emotivamente stabile. Climi piacevoli permettono agli esseri umani di uscire più spesso, aumentando così le interazioni sociali.

Ma i soldi fanno la felicità?

E questa è la domanda della domande: ci sono due correnti di pensiero diametralmente opposte su questo tema. C’è chi dice che nella vita bisogna accontentarsi per essere felici e chi trova imprescindibile il rapporto tra potere economico e felicità. Anche in questo caso, seguendo la linea tracciata fino ad ora, seguiamo un altro studio, quello dei due premi Nobel per l’economia Daniel Kahneman e Angus Deaton della Princenton University i quali affermarono nel 2010 che la felicità quotidiana (negli Stati Uniti) aumentava con l’aumento del reddito annuo, ma che si stabilizzava sopra ai 75'000 dollari. Una tesi poi contestata da uno studioso dell’Università della Pennsylvannia. Per arrivarne a una, i due istituti hanno così deciso di unire le forze per trovare la “verità”. Ebbene, ecco la risposta che è emersa: più sei ricco e più sei felice se sei emotivamente stabile. Se invece vivi in una condizione pregressa di infelicità, maggiori entrate non andranno di pari passo con una maggiore felicità.

Pillole di felicità

Pillole di felicità

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L’elefante e sei saggi ciechi

Dopo aver aperto una matrioska dopo l’altra, è ancora difficile capire come sia possibile definire la felicità. A questo punto chiediamo aiuto alla saggezza indiana che ci permette di concludere questo articolo relativizzando il tutto. La parabola racconta di sei saggi ciechi che incontrano per la prima volta un elefante. Il loro compito è quello di descriverlo e definirlo toccando solo una parte del corpo dell’animale. Il primo tocca la proboscide e dice che l’elefante è come un serpente. Il secondo accarezza l’orecchio e afferma che è come un ventaglio. Il terzo stringe la coda e sentenzia che è una corda, il quarto afferra la zanna ed è sicuro che è una lancia e l’ultimo tocca il corpo che descrive come un muro. Nessuno insomma riesce a definire l’elefante per quello che è, ma è certo di averlo descritto nel modo corretto. Ci sembra che anche per la felicità valga lo stesso discorso. Non esistono studi capaci di darci una fotografia esaustiva di questa sensazione, ma solo visioni e interpretazioni parziali di essa.

E-commerce, Ricchezza non è sinonimo di felicità

Millevoci 13.03.2023, 09:15

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#Happy: la dittatura della felicità

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