Il prezzo di un caffè è quello praticato dai baristi, ma al Pianeta una singola tazza costa 140 litri d'acqua, più 0,1 metri quadri di terreno, più le perdite di immense superfici forestali e della biodiversità. Un prezzo, quello pagato dai paesi poveri della fascia equatoriale, che è cresciuto negli ultimi due decenni, di pari passo con l'aumento della domanda mondiale.
A porre l'accento sulle conseguenze ambientali del consumo di caffè sono stati negli scorsi giorni ricercatori dell'Università del Kansas, che hanno esaminato il modo in cui la produzione di massa ha colpito natura e risorse economiche degli agricoltori. Infatti, all'impoverimento della natura si è affiancato quello dei coltivatori di caffè, complice il costante calo del prezzo della materia prima.
L’unico segnale positivo giunge dal commercio equo che sta aiutando gli agricoltori poveri delle nazioni in via di sviluppo. "I prodotti che compriamo hanno un impatto su qualcuno, positivo o negativo", sottolinea Alexander Myers, attivo nella ricerca compiuta dall'ateneo statunitense.
ATS/EnCa