Scienza e Tecnologia

Sotterrare il CO2, la Svizzera parte dall’Islanda

I primi incoraggianti risultati dello studio condotto dal Politecnico di Zurigo - Il professor Mazzotti: “Iniettata nel basalto l’anidride carbonica diventa sasso con un’efficienza dell’80%”

  • 6 dicembre 2023, 18:44
  • 11 dicembre 2023, 11:33
02:47

SEIDISERA del 06.12.23, il servizio di Anna Maria Nunzi

RSI Info 06.12.2023, 17:51

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info 

Catturare l’anidride carbonica e riportarla nelle viscere della terra, da dove in definitiva è arrivata. Per azzerare le emissioni di gas a effetto serra entro il 2050, come prevede la legge sul CO2, non basta promuovere le energie rinnovabili, bisogna anche puntare sulle cosiddette tecnologie a emissioni negative. Il Politecnico di Zurigo ha condotto uno studio di fattibilità: “Abbiamo studiato come queste tecnologie possono essere implementate a una scala grande che serva appunto la strategia climatica svizzera”, spiega alla RSI il professore del Politecnico Marco Mazzotti, che negli ultimi due anni ha coordinato la ricerca voluta dalla Confederazione, coinvolgendo anche l’industria.

Per valutare le potenzialità di questi nuovi metodi, dice lo studioso, “abbiamo guardato all’utilizzo e allo stoccaggio permanente della CO2 in calcestruzzo di demolizione che poi può essere riciclato, oppure lo stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo in formazioni geologiche adatte. Noi abbiamo lavorato con l’Islanda perché lì c’è questo basalto che è molto reattivo con la CO2. Quando viene iniettata, disciolta in acqua, reagisce velocemente e si mineralizza, diventa un sasso”.

Nuove tecnologie che si sono rivelate sostenibili dal punto di vista economico e con un bilancio climatico positivo, anche per quanto riguarda questo stoccaggio. “Il sistema per la cattura, il trasporto e stoccaggio della CO2 dalla Svizzera all’Islanda, naturalmente, comporta elementi che richiedono energia e che causano emissioni indirette di CO2. Queste emissioni devono essere inferiori a quello che noi trasportiamo e stocchiamo. Il bilancio ha dato un’efficienza dell’80%, questa la percentuale della CO2 effettivamente rimossa dall’atmosfera”.

La Svizzera quest’anno è stata il primo Paese che ha esportato CO2 all’estero per lo stoccaggio. Le nuove tecnologie sono molto promettenti, ma si è appena agli inizi, avverte il professor Mazzotti: “Come ricercatore il mio ruolo è di trasferire nell’applicazione il più in fretta possibile quello che abbiamo imparato nella ricerca. Supportando quelle aziende, quegli emettitori che vogliono implementare queste tecnologie a una scala più grande”.

È anche una sfida politica. La Svizzera, proprio come altri Stati, dovrà sviluppare quadri normativi per il trasporto e lo stoccaggio del CO2. Tanto resta dunque da fare. Continua anche il lavoro dei ricercatori del Politecnico, in una prossima tappa intendono studiare il sottosuolo della Svizzera per capire se offre un potenziale interessante per sotterrare l’anidride carbonica.

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