Esperimenti in laboratorio, prove sul campo, calcoli, simulazioni e analisi. Queste e molte altre le fatiche dei ricercatori, tutte indirizzate verso due soli prodotti: conoscenza e tecnologia. Di fatto, si concretizzano principalmente come pubblicazioni e dati scientifici che, dato che l’accademia è pubblica, dovrebbe essere disponibile per tutti. Eppure, non sempre lo è. A dire il vero, spesso non è disponibile nemmeno per gli altri ricercatori del settore. Proprio questo è uno dei maggiori crucci del mondo accademico contemporaneo, il cui antidoto va sotto il nome di open science, scienza aperta. Una conoscenza a cui tutti, esperti e non, possono accedere. È una questione di trasparenza, diffusione della conoscenza e, persino, efficienza. In Svizzera, a farsi carico dell’ardua implementazione dell’open science è swissuniversities, l’organizzazione che riunisce tutte le università e le alte scuole elvetiche, che ha recentemente lanciato la seconda parte del suo programma partito nel 2020. Da qui al 2026, swissuniversities proverà a rafforzare la permeabilità del tessuto accademico svizzero all’open science attraverso la promozione di progetti, che tipicamente partono da iniziative dei ricercatori, come è accaduto per la condivisione dei dati sul virus SARS-CoV-2 durante la pandemia di Covid-19. «La libera accessibilità ai risultati della ricerca accelera la diffusione della conoscenza in modo trasparente, affidabile ed economicamente efficiente, rafforzando così la capacità di innovazione dell’economia e della società», spiega la segretaria generale di swissuniversities Martina Weiss.
Certo è che se in un mondo competitivo come quello della ricerca si trovasse un modo per cooperare ne gioverebbero tutti, persino le tasche dei contribuenti e l’economia del Paese. Infatti, Martina Weiss spiega che «la open science non solo migliora l’efficienza della ricerca finanziata con fondi pubblici, ma rafforza anche la capacità innovativa dell’economia e della società svizzera, favorendo la collaborazione tra università e settore privato - e continua - il principio da seguire è “più aperto possibile, chiuso solo quando necessario”, in modo che il livello di apertura sia adattato alle specificità di ciascun settore e disciplina». Tuttavia, implementare con successo la open science è tutt’altro che semplice e sono necessari adeguati quadri finanziari e normativi. Attualmente, a causa della revisione delle spese e dei sussidi da parte dell’amministrazione federale (“Misure di sgravio applicabili dal 2027”), il programma che avrebbe dovuto sostenere la open science nelle istituzioni universitarie svizzere per i prossimi quattro anni ha subito una significativa riduzione dei fondi, con risorse finanziarie garantite solo fino alla fine del 2025. «Nonostante queste difficoltà, lo sviluppo della open science a livello nazionale è fondamentale per la Svizzera, sia come fulcro di ricerca internazionale che come economia basata sulla conoscenza», dichiara ottimista la segretaria generale.

Levata di scudi contro i tagli a formazione e ricerca
Telegiornale 11.02.2025, 20:00
Il concetto di open science si snoda lungo due fronti paralleli. Il primo è quello dell’open access (accesso aperto), ovvero l’accesso gratuito agli articoli scientifici sottoposti al processo di revisione tra pari e pubblicati su riviste specializzate. Attualmente, la maggioranza delle case editrici permette di leggere gli articoli solo dietro abbonamento, a meno che non siano gli autori stessi a permettere la lettura gratuita pagando un lauto soprapprezzo al momento della pubblicazione. I modelli di funzionamento attuali delle case editrici scientifiche stanno mettendo un duro freno alla diffusione della conoscenza soprattutto tra le istituzioni meno abbienti e sono in molti a chiedersi se non esista un modo più equo per diffondere la conoscenza prodotta da ricercatori finanziati pubblicamente. Il secondo è invece l’open data (dati aperti), che si riferisce alla possibilità di scaricare e analizzare liberamente i dati prodotti dagli altri ricercatori. Questo tema, molto vario tra una disciplina e l’altra, tocca temi fondamentali della scienza come la trasparenza e la riproducibilità dei risultati, ma apre anche le porte a nuove prospettive di ricerca attraverso il riuso di dati prodotti da altri. Se la questione delle pubblicazioni aperte sembra essere, nell’era di internet, soprattutto una questione di coordinazione tra pubblico e privato, la condivisione dei dati pone molte sfide complesse. Infatti, per semplificare, creare una cartella condivisa online sulla quale caricare i file non è sufficiente, perché spesso si parla di moli di informazioni molto alte che, ad esempio, nella sola biologia superano le dozzine di Terabyte al giorno. È difficile persino tenere traccia di che cosa sia contenuto nei dati presenti negli archivi e come sia stato ottenuto, che è invece fondamentale per poter analizzare i dati e confrontarli con altri precedenti. Esistono poi dei casi specifici delle varie discipline, come nella medicina, dove è cruciale proteggere la privacy dei pazienti, o nella farmacologia, dove gli interessi economici che circondano potenziali brevetti sono molto elevati.

Lugano capitale del festival transfrontaliero sull'intelligenza artificiale
SEIDISERA 16.01.2025, 18:00
Contenuto audio
Con il boom dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella ricerca dell’ultimo decennio, la potenziale ricompensa del riutilizzo dei dati scientifici è cresciuta a dismisura, perché possono essere utilizzati per addestrare gli algoritmi. Infatti, per funzionare in modo efficace, l’intelligenza artificiale ha bisogno di archivi ampi, diversificati e di alta qualità, ottenibili solo grazie allo sforzo congiunto dell’intera comunità. «Gli archivi di dati aperti forniscono quindi la materia prima necessaria per sviluppare modelli di intelligenza artificiale più precisi e generalizzabili, in particolare nei settori della salute, della scienza del clima e delle scienze sociali», commenta Martina Weiss. Per questo, uno degli aspetti centrali della open science è la leggibilità dei dati da parte delle macchine, che devono quindi essere opportunamente annotati e archiviati in modo uniforme e completo. Con tutti i vantaggi che può portarci, la scienza aperta non arriverà senza sforzi e senza impegno, ma la comunità scientifica è pronta a fare la propria parte. Anche se, come ha sottolineato swissuniversities, servono adeguati mezzi finanziari.