Intervista

“Chi garantisce parità salariale, è in vantaggio sul mercato del lavoro”

Le considerazoni di Simonetta Sommaruga, ex consigliera federale, oggi presidente di Equal Salary

  • 8 marzo, 12:34
  • 8 marzo, 22:10
04:57

RG 12.30 del 08.03.2024 - Le considerazoni di Simonetta Sommaruga

RSI Info 08.03.2024, 12:20

  • Keystone
Di: Alan Crameri/RSI Info 

Dopo aver combattuto in Parlamento e in Governo, l’ex responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia lotta ora contro le discriminazioni salariali nei confronti delle donne attraverso la società civile. Da qualche giorno è presidente di una fondazione che certifica le aziende che garantiscono salari corretti alle impiegate donne, ma che evitano anche discriminazioni di genere nelle assunzioni e nelle promozioni. Alla RSI , in occasione della Giornata internazionale della donna, Simonetta Sommaruga dice: molte discriminazioni non sono volontarie, ma le disparità sono uno scandalo.

Signora Sommaruga la parità salariale non è ancora raggiunta completamente in Svizzera. Lei si è battuta per la causa in Parlamento prima e poi in Consiglio federale. Perché pensa che ora, in questo Suo nuovo ruolo, possa essere ancora utile a raggiungere l’obiettivo?

La parità salariale mi preoccupa da molto tempo. È vero, già come ministra della Giustizia ho portato una riforma in Parlamento, e adesso con la Fondazione Equal Salary c’è un’organizzazione che certifica le aziende che rispettano la parità salariale, ma non solo: si verificano anche pari opportunità nei processi di selezione, nell’accesso allo sviluppo professionale e nell’accesso alla formazione. L’esperienza dimostra che le aziende con questi certificati sono datori di lavoro attrattivi e che anche creano fiducia tra i loro dipendenti. E questo, penso, è un passo molto importante.”

Non c’è il rischio che a interessarsi a questo marchio siano solo le aziende che sono già sono sensibili al tema della parità salariale, mentre le altre continuano a trascurarlo?

No, non penso che ci sia questo rischio, perché tutte le grandi aziende sono già oggi obbligate a fare un’analisi dei salari. Il certificato di salari però va più lontano, e permette alle aziende di dimostrare che per loro le pari opportunità sono importanti. Oggi mancano i lavoratori qualificati, e i datori di lavoro che possono mostrare alle donne che garantiscono pari salari e opportunità hanno un vantaggio sul mercato del lavoro.”

E come evitare che il marchio sia un semplice strumento di marketing senza convinzione profonda, diciamo così.

“Questa certificazione non si fa in un giorno, pur essendo semplice e molto concreta. Viene svolto un controllo severo sul posto. Si verifica un vero impegno dell’azienda, compreso il management. Solo per questioni di marketing non si riceve il certificato.”

È di questi giorni la notizia che la quota di donne in posizioni dirigenziali è aumentata. Ora nei consigli di amministrazione, per esempio, è del 28,5%. Si potrebbe dire che basta far passare un po’ di tempo e poi la questione si risolve da sola...

“Per quanto che riguarda la parità salariale non si può aspettare, perché viene garantita in teoria dalla Costituzione da più di 40 anni… e invece oggi ancora le donne guadagnano statisticamente il 18% in meno degli uomini e quasi la metà di questa differenza non può essere spiegata dall’esperienza, dalla formazione o dalla gerarchia. E questo significa che la donna guadagna meno… perché è una donna! E questo è uno scandalo.

Aggiungo però che molti imprenditori, quando hanno scoperto che la parità salariale nella loro azienda non era rispettata, volevano correggerla immediatamente. Perché non è che pagano intenzionalmente alle donne salari più bassi degli uomini… tutti pensano che nella loro azienda la disuguaglianza salariale non esiste, però emerge quando si fanno controlli sistematici.

Sulla presenza delle donne nei piani alti: osservo la loro presenza cresce ma molto lentamente, e ci sono quasi il 20% di aziende che non hanno una sola donna nel management. Evidentemente c’è ancora molto da fare.”

Lei prima diceva che molti imprenditori non sono coscienti di pagare meno stipendio alle donne. Ma quindi che meccanismi ci sono dietro? Lei l’ha capito in tutti questi anni?

“Forse si pensa che una donna di 30 anni fra poco lavorerà meno perché avrà dei figli… ci sono questi pregiudizi, sul fatto che le donne lavorano meno, che puntare su d loro è più rischioso. E ciò apparentemente che promuove la disuguaglianza. Per me è importante, grazie al lavoro della nostra fondazione, che non si parli solo di parità salariale però anche delle pari opportunità.”

Un’ultima domanda è giusto mettere la priorità sulle questioni salariali e legate al mondo del lavoro? Purtroppo ci sono anche molti altri problemi di genere, magari più gravi, come la violenza sulle donne, il traffico di esseri umani, i femminicidi…

“Io non metterei queste preoccupazioni l’una contro l’altra. Se le donne ricevono meno stipendio solo perché sono una donna, significa anche che le donne valgono meno… e chi vale meno anche ha un rischio maggiore di essere vittima di violenze. Perciò sono convinta che la parità salariale sia anche un compito sociale.

Quando sono stata capo del Dipartimento federale di Giustizia mi sono molto impegnata nelle misure contro la violenza sulle donne. Abbiamo ratificato la Convenzione di Istanbul, che chiede misure per proteggere meglio le donne. Poi mi sono molto occupata del tema del traffico di donne e all’epoca abbiamo rafforzato la cooperazione internazionale così come con le organizzazioni di protezione.

Purtroppo questi temi sono ancora molto attuali. Ora con la fondazione Equal Salary c’è l’opportunità di lanciare un messaggio positivo per le donne e anche per l’economia. E questo per me è molto importante.”

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