Svizzera

“Vogliamo una morte non medicalizzata, ma con garanzie”

ll caso della capsula Sarco a Sciaffusa riapre il dibattito etico e legale sul suicidio assistito in Svizzera - L’intervista alla vicepresidente della Commissione nazionale d’etica per la medicina Samia Hurst-Majno

  • 25 settembre, 05:52
  • 25 settembre, 10:02

Capsula Sarco, primo suicidio in Svizzera e diversi arresti

Telegiornale 24.09.2024, 20:00

Di: TG / RSI Info  

“La capsula Sarco ci mette di fronte alle nostre contraddizioni, perché in Svizzera vogliamo due cose che sono incompatibili: vogliamo che il suicidio assistito sia una morte non medicalizzata, ma allo stesso tempo chiediamo le garanzie che la medicina porta con sé”. Così esordisce la dottoressa Samia Hurst-Majno, vicepresidente della Commissione nazionale d’etica per la medicina, commentando quanto successo lunedì nei pressi di Sciaffusa.

La polizia locale - lo ricordiamo - ha reso noto che una donna ha messo fine alla propria vita utilizzando il dispositivo e che diverse persone sono state arrestate. Nei giorni scorsi, anche la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider aveva preso posizione sulla capsula, ribadendo la sua non conformità alla legge svizzera.

“È possibile che questo caso incoraggi il Parlamento a riaffrontare la questione del suicidio assistito a livello federale, nonostante gli ultimi tentativi di modificare la legislazione siano falliti” aggiunge Hurts-Majno, ricordando che diversi Cantoni hanno già leggi specifiche su alcuni aspetti della questione.

La Svizzera non è l’unico Paese ad autorizzare il suicidio assistito; tuttavia, a differenza di altri, consente la procedura anche a persone che non sono medici e, paradossalmente, le regole per loro sono meno rigide. Ecco perché, ci spiega la dottoressa, la capsula Sarco è stata testata qui.

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