Dialogo

Il dilemma del suicidio assistito

Aiutare chi decide di mettere fine alla propria vita è un argomento controverso, tra una morte dignitosa e dilemmi etici

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Il numero di persone che decidono di mettere fine ai propri giorni aumenta ogni anno in Svizzera

  • Keystone
Di: Matthias Hug (SRF)/sf

La capsula “Sarco” ha riportato il tema del suicidio assistito in primo piano. Le autorità svizzere finora hanno rifiutato di autorizzare il dispositivo, che rilascia azoto al suo interno portando alla morte semplicemente premendo un pulsante.

Quando una persona gravemente malata decide di porre fine alla sua vita, normalmente ha affrontato un viaggio lungo e faticoso, difficile da comprendere per chi non l’ha dovuto vivere.

Due articoli di swissinfo.ch mostrano quanto possono essere difficili questi ultimi passi, tramite la storia di due giapponesi. Entrambi malati terminali, entrambi maggiorenni ma completamente dipendenti dalle cure dei genitori. Yoshi e Aina si sono registrati presso l’organizzazione basilese Lifecircle. Il suicidio assistito è infatti vietato in Giappone, ma legale in Svizzera.

Due storie simili con due finali completamente diversi: mentre Yoshi, che soffriva di sclerosi laterale amiotrofica, ha deciso di porre fine ai suoi giorni, Aina all’ultimo momento ha deciso di non suicidarsi ed è tornata in Giappone con il padre.

La morte come atto politico

Un caso che ha fatto discutere di suicidio assistito è stato quello del regista franco-svizzero Jean-Luc Godard. Considerato uno dei registi più influenti della storia, nel 2022 ha deciso di porre fine alla sua vita all’età di 91 anni a Rolle, nel canton Vaud. “Se sono troppo malato, non voglio essere trascinato in carriola” aveva detto in un’intervista alla RTS poco prima della morte, che può essere letta come un atto politico, visto l’intenso dibattito sul tema del suicidio assistito in quel periodo in Francia.

La dichiarazione di Jean-Luc Godard al 19h30 di RTS

Accesso alle case anziani

Il numero di suicidi assistiti in Svizzera ha fatto segnare una crescita costante negli ultimi anni, e l’età media di chi vi ricorre è attorno agli 80 anni. Un’età alla quale spesso si dipende da un aiuto esterno, da parte di familiari o di istituti. Alcune case di cura vietano in Ticino però l’accesso alle organizzazioni di suicidio assistito, anche se un ospite desidera porre fine ai suoi giorni.

Un problema simile si presenta anche nelle strutture grigionesi, alle cui autorità è stato chiesto di disciplinare la questione per evitare un patchwork legale.

Il servizio di Telesguard

Libertà di scelta

Il suicidio assistito, per chi sceglie questa via, vuol dire anche libertà di scelta. Questa è anche la motivazione che spinge Alois Carnier, coordinatore regionale di Exit della Svizzera orientale, che assiste le persone che hanno deciso di porre fine alla loro vita. In un’intervista a SRF approfondisce il lato emotivo del suo lavoro, così come i casi in cui viene rifiutata una richiesta di suicidio assistito.

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La nuova offerta editoriale mira a favorire il dialogo tra le diverse regioni del Paese senza barriere linguistiche. Ogni settimana propone un tema con contenuti da tutta la Svizzera e un dibattito tradotti in tutte le lingue nazionali e in inglese.

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RG 07.00 del 18.07.2024 Il servizio di Michèle Volontè

RSI Info 18.07.2024, 07:16

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