Svizzera

A Cannes con un cane e un cucciolo d’orango

La Svizzera non è in concorso, ma presenta, con i registi Laetitia Dosch e Claude Barras, due opere che affrontano il rapporto tra uomo e natura

  • 20 maggio, 21:10
  • 21 maggio, 12:15
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Il regista Claude Barras

  • RSI
Di: TG/RG/RSI Info

Il cinema svizzero in questa 77esima edizione del Festival di Cannes non ha alcun film nel concorso internazionale. Assenza però compensata da due film nella selezione ufficiale e soprattutto dalla presenza, come paese d’onore, al “Marché”, una sezione che accomuna i principali festival internazionali dedicata all’industria cinematografica. Al mercato dei film, infatti, si incontrano il mondo della produzione, sempre alla ricerca di finanziamenti, e le le film commission che promuovono il territorio per invitare a scegliere il proprio paese per girare parte dei loro film. Ma soprattutto direttori di festival e operatori delle case di distribuzione alle quali spetta il compito di scegliere i film da portare in più Paesi possibili.

Mentre Swiss Films, la SRG SSR e l’Ufficio Federale della Cultura erano impegnati in incontri, tavole rotonde e anteprime di numerosi progetti, domenica è stata una giornata campale per il nostro cinema, proprio per la presentazione al pubblico dei due film più attesi. Legati uno all’altro dalla presenza di Laetitia Dosch. Lei è infatti la regista (al debutto in un lungometraggio), sceneggiatrice (con Anne-Sophie Bailly) e attrice protagonista di “Le Procès du chien”, presentato nella sezione “Un certain regard”. Una commedia divertente e ben riuscita che ha per protagonista un cane che finisce sotto processo in tribunale grazie al lavoro di Avril, un’avvocatessa che sostiene le cause perse, che prende a cuore quella di Dariuch, che le chiede di difendere il suo cane Cosmos, accusato di aver morso due persone. Un cane può avere lo stesso trattamento di un essere umano? Una società si giudica da come tratta gli animali? Si ride e si riflette grazie ad una abilissima Laetitia Dosch che troviamo anche tra le voci di “Sauvages”.

Il nuovo film di animazione di Claude Barras, a 8 anni da “La mia vita da Zucchina” (candidato all’Oscar) ci riporta la magia della stop-motion sposando la storia di due ragazzini del Borneo, Kéria e Selai, e di un orfano di orango, Oshi, costretti ad attraversare la foresta pluviale per cercare in qualche modo di salvare la loro isola dalle conseguenze dell’agricoltura intensiva e della deforestazione selvaggia. “Sauvages”, appunto: ma chi sono i veri selvaggi?

“Ho letto molta filosofia e sociologia sul nostro rapporto con la natura e con la tecnologia - spiega alla RSI il 51enne regista svizzero -. Non possiamo denunciare radicalmente il mondo in cui viviamo senza considerare anche tutta la conoscenza e la tecnologia. E sarebbe del tutto ipocrita rifiutare tutto. L’idea è vedere cosa possiamo fare con questa tecnologia, cosa possiamo fare con il consumo. E anche se sembra molto difficile, come possiamo cambiare il mondo prima che tutto crolli?”.   

Protagonisti di “Sauvages” sono due giovanissimi e un cucciolo. “Avere la stessa età o essere un po’ più grandi è utile perché - sostiene Barras - ai bambini piace identificarsi con personaggi leggermente più grandi rispetto a quelli più giovani o coetanei. Nel film abbiamo la scimmietta che potrebbe essere davvero il fratellino più piccolo. È molto carino e penso che sia perfetto per i bambini. I protagonisti sono una ragazzina di undici anni e un ragazzino di otto. Un trio interessante per le famiglie che andranno a vedere il film al cinema”.

Il film è anche un omaggio all’antropologo svizzero Bruno Manser (1954-2000), che ha vissuto nel Borneo e ha studiato la foresta pluviale e la cultura dei Penan (i cacciatori-raccoglitori della foresta). “È un omaggio e soprattutto una continuazione del suo lavoro, fatta a modo mio. Bruno Munster è una persona che mi ha ispirato e impressionato molto quando ero bambino e la sua vicenda era spesso sui media. Quando ho deciso di fare un film sugli oranghi doveva essere fatto per forza nel Borneo e mi sono ricordato di lui”, conclude il cinesta elvetico.

La Svizzera al Festival di Cannes

Telegiornale 20.05.2024, 20:00

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